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‘L'iniziativa del 10% costa meno di quello che dice il governo e si può finanziare’

Un comitato favorevole presenta tre proposte per rendere la misura sostenibile. Mano a moltiplicatore, aliquote e stime immobiliari

(Ti-Press)
8 settembre 2025
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«La proposta di limitare al 10 per cento del reddito disponibile i premi di cassa malati è assolutamente sostenibile». E poi, «l’impatto di questa proposta non sarebbe nei fatti di 300 milioni, ma parecchio meno. Circa 200. Questo perché, lo dimostrano studi fatti a livello nazionale, non succede mai che tutti quelli che ne hanno diritto chiedono l’aiuto allo Stato». Parte della “società civile” – accademici, sindacati e personale sanitario – scende in campo per sostenere l’iniziativa socialista al voto il 28 settembre e lo fa mettendo sul tavolo una proposta di finanziamento che porterebbe nelle casse del Cantone 260 milioni di franchi. «I calcoli su cui si basano le argomentazioni dei contrari sono fuorvianti», spiega il professore all’Università di Friborgo Sergio Rossi, che insieme a un gruppo di economisti ha elaborato tre proposte per compensare il costo dell’iniziativa. Prima: rivedere al rialzo (+15%) le stime immobiliari porterebbe a 40 milioni di entrate maggiori, «una misura che ci sarà in ogni caso indipendentemente dalla votazione come stabilito dal Tribunale federale», spiega Rossi. Va però detto che è anche pendente un’iniziativa popolare (oltre 16mila firme raccolte) che chiede di neutralizzare questo aumento. Seconda misura: aumentare l’aliquota sulla sostanza dal 2,5 al 3,5 per mille, «questo si applicherebbe solo a patrimoni superiori a 1,3 milioni di franchi, quindi a persone molto facoltose», continua Rossi. L’entrata stimata è di 65 milioni di franchi. Terza e ultima misura: aumentare il coefficiente d'imposta cantonale di 10 punti (dal 100 al 110%) «che inciderebbe poco per il ceto medio, visto che dall’altra parte i benefici dell’iniziativa porterebbero a un bilancio in positivo per famiglie e ceto medio».

Ecco alcuni esempi: una coppia con un figlio e 85mila franchi di reddito disponibile pagherebbe di imposte 212 franchi in più ma si vedrebbe allo stesso tempo aumentare il sussidio di 1’318 franchi. Una coppia senza figli e 65mila franchi di reddito spenderebbe 169 franchi in più di tasse ma riceverebbe addirittura 7mila franchi in più di sussidi. Una persona sola con 45mila franchi di reddito avrebbe un bilancio positivo di 2’700 franchi.

Ma a che punto si invertirebbe la situazione? Da quale soglia il bilancio sarebbe negativo e l’iniziativa aggraverebbe il bilancio familiare? «Fino a 60mila franchi circa di reddito netto una persona sola avrà un beneficio. Stessa cosa per una famiglia con un figlio e 125mila franchi di reddito imponibile o 130mila franchi e due figli», spiega il professore di economia a Friborgo. Superata questa soglia, non ci sarà più un vantaggio ma un costo aggiuntivo. «Il ceto medio è più che avvantaggiato da questa proposta».

Insomma, per i favorevoli la proposta è sostenibile e aiuta chi ha veramente bisogno. «Quello dei costi è davvero un punto centrale del dibattito. Con questa proposta smontiamo l’argomentazione dei contrari che si tratta di un’iniziativa che porterebbe al dissesto finanziario del Cantone», afferma il segretario regionale di Unia Giangiorgio Gargantini. Mette l’accento sui benefici di questa misura Antonella Crüzer, segretaria generale dell’Associazione consumatori ticinesi (Acsi): «Si parla spesso di difendere l’economia locale, ma ci si dimentica che il vero motore di questa economia sono i consumatori, il ceto medio. Questa iniziativa tutela il potere d’acquisto, ci saranno quindi ricadute positive per tutta l’economia locale».

Parla di potere d'acquisto anche la cosegretaria della Vpod Giulia Petralli: «I salari sono stagnanti ormai da trent'anni, mentre i premi di cassa malati continuano ad aumentare. Questo ha creato gravi problemi economici per un'ampia fascia della popolazione». Parola anche a chi il sistema sanitario, e il problema dei costi, lo tocca con mano ogni giorno: «Le persone con maggiori disponibilità economiche non hanno difficoltà ad accedere a visite o controlli, chi dispone di meno mezzi, per timore dei costi, tende sempre più spesso a rimandare o rinunciare a prestazioni mediche. Questo – sostiene Anastasios Stathis, medico caposervizio presso l’Istituto Oncologico della Svizzera italiana dell’Ente Ospedaliero Cantonale e professore titolare all’Università della Svizzera italiana – porta a un pericolo concreto: diagnosi tardive e quindi cure più complesse, con impatto negativo sia sulla salute dei pazienti sia sui costi complessivi del sistema».

A dirsi contraria alle due iniziative – quella socialista per il 10% ma pure quella leghista per la deducibilità integrale dei premi – è anche l'Assocaizione dei Comuni ticinesi (Act), che si allinea quindi a quanto hanno detto settimana scorsa i sindaci dei cinque Comuni polo: “È un'iniziativa accattivante, ma che rischia di costare molto, anzi troppo ai cittadini”, si legge nella presa di posizione firmata dal presidente dell'Act Felice Dafond. “La situazione finanziaria dei Comuni ticinesi non permette, dopo la riduzione del gettito delle persone giuridiche, il recente pacchetto fiscale e le riduzioni lineari dei contributi cantonali, una ulteriore riduzione di gettito”.