Il panorama mediatico in Ticino e in Svizzera si sta costantemente ridimensionando: sono in calo sia il numero di lettori e ascoltatori, attirati dall’informazione a costo zero offerta dai social e dalle piattaforme, sia gli introiti pubblicitari che in gran parte fluiscono all’estero fagocitati dai grandi servizi online. È quanto afferma il segretario cantonale dell’Ocst Xavier Daniel. “La naturale conseguenza è che molte testate non reggono la trasformazione”. Del tema si è dibattuto durante un comitato direttivo dell’Ocst, tenutosi il 10 settembre scorso in occasione del centenario del giornale ‘il Lavoro’, al quale hanno partecipato Paride Pelli, direttore del Corriere del Ticino, Roberto Porta, Presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti, Daniel Ritzer, Direttore de laRegione e Mario Timbal, Direttore della Rsi. Durante la discussione è emerso come l’informazione offerta sia dal servizio pubblico che da tutto il panorama di servizi privati è da considerare un bene pubblico perché è essenziale alla democrazia. Afferma Daniel: “È vitale che le lavoratrici e i lavoratori possano disporre di tutti gli strumenti necessari per formarsi un’opinione su quanto accade, in particolare di informazioni corrette e buoni argomenti, provenienti da più fonti. In Ticino purtroppo abbiamo già perso il Giornale del Popolo. Questa tendenza va invertita, per questo l’Ocst chiede che si favorisca la permanenza delle voci attuali e la rinascita di nuovi strumenti”. Il tema dell’aiuto ai media locali sarà discusso settimana prossima in Gran Consiglio. Aggiunge il segretario cantonale dell’Ocst: “Riteniamo che vada offerto un sostegno a tutti i media e che questo sostegno non si limiti alla sola riduzione dei costi di invio postale, che peraltro si accompagna a un continuo aumento delle tariffe e una riduzione della qualità del servizio. I giornali cartacei infatti devono investire per attivare canali di informazione a pagamento anche online e il sostegno deve giungere anche alle piattaforme online di informazione. Altrimenti si rischia di escludere i giovani dall’offerta di informazione di qualità, ciò che sarebbe un pericolo gravissimo”.