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Iniziative casse malati, doppio no a Ps e Lega: ‘Due iniziative, due errori fatali’

Si presenta il comitato contrario. Mirante: ‘Omissioni da parte degli iniziativisti’. Genini: ‘Vaud come esempio? Sono in difficoltà per questa soglia’

Verso il voto
(Ti-Press)
15 settembre 2025
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La «tempesta perfetta» è pronta ad abbattersi sui conti pubblici, e il doppio no alle iniziative di Ps e Lega sui premi di cassa malati in votazione il 28 settembre per il comitato contrario presentatosi oggi alla stampa è «chiaro». Nella sua esposizione, l'economista e deputata di Avanti con Ticino&Lavoro Amalia Mirante sbullona soprattutto l'iniziativa socialista – quella che chiede di fissare il tetto massimo del premio al 10% del reddito disponibile agendo su moltiplicatore cantonale, imposta sulla sostanza e rivalutazione delle stime – ma ne ha anche per quella della Lega, che chiede la deduzione integrale dei premi di cassa malati.

‘Si taglierà su scuole, anziani, socialità, cultura e ambiente’

Con ordine. Per Mirante il discorso è semplice: «I pacchetti in votazione avranno un costo di almeno 400 milioni tra Cantone e Comuni per il primo anno, e sono destinati ad aumentare. Di conseguenza, il Cantone dovrebbe compensare queste uscite e i mancati introiti il primo anno con aumenti del moltiplicatore di 20-23 punti, altroché 10... Senza dimenticare che i Comuni hanno già annunciato aumenti dei moltiplicatori mediamente di 5 punti percentuali». E non è finita, perché per Mirante non bisogna dimenticare che «potrà crearsi un effetto di riduzione del tempo di lavoro per ottimizzare, cioè pagare meno imposte e ottenere maggiori sussidi, e si disincentiva la ricerca del premio più basso da parte del cittadino, disincentivando anche la concorrenza tra casse malati. In più, oltre all'aumento del moltiplicatore, è ragionevole prevedere importanti tagli alla spesa pubblica: scuole, anziani, socialità, cultura, ambiente: nessuno di questi ambiti sarà escluso».

La «tempesta perfetta», secondo la granconsigliera, deriva «dalla somma tra sottostima dei costi e sovrastima delle entrate» fatta dal Ps, nel caso dell'iniziativa per il 10%. Questo perché «lo Stato ha l'obbligo di garantire a tutti gli stessi diritti, il costo dell'iniziativa deve essere calcolato per il 100% dei cittadini: non si può supporre che il 20-30% non richieda il sussidio, quindi pagando solo maggiori imposte così per divertimento». Inoltre, «la stima non può essere statica e l'analisi va fatta su più anni». Nel capitolo sottostima dei costi, «l'impatto sui Comuni è enorme e non ce n'è traccia nei calcoli degli iniziativisti», mentre a livello di omissioni Mirante rimprovera il fatto che «l'aumento del valore di stima è un'entrata già destinata ai conti generali, e nei 41 milioni considerati dagli iniziativisti non è stata considerata la parte dedicata ai Comuni». Per quanto concerne l'aumento dal 2,5 al 3,5 per mille dell'imposta sulla sostanza, la critica è ancor più netta: «Uno Stato serio non ritratta gli accordi presi, perché questa deduzione faceva parte della riforma fiscale e sociale, pacchetto in aula votato dagli stessi iniziativisti. E il gettito complessivo potrebbe essere minore per le partenze dei grandi patrimoni, che sono molto mobili, e anche in questo caso gli iniziativisti non hanno tenuto conto della quota che dovrebbe essere versata ai Comuni». In sintesi: «Votate quel che volete, ma sapendo cosa votate».

‘Non si toccano i costi, vera origine del problema’

Il fuoco di fila verso le due iniziative vede protagonista anche la deputata del Plr Simona Genini: «Viene sempre citato il Canton Vaud, che ha istituito questa soglia del 10%. Ebbene, Vaud ha diverse difficoltà finanziarie proprio a seguito di questa spesa: con il sussidio ordinario e questa soglia, spende 880 milioni l'anno ma per 850mila abitanti, più del doppio del Canton Ticino che finirebbe con lo spendere 720 milioni di sola Ripam per 350mila abitanti. E in Canton Vaud i sistemi sono armonizzati. Sia quella del Ps, sia quella della Lega sarebbero due iniziative che porterebbero a errori fatali, perché trasferisce solo i costi sul contribuente senza toccare i costi della salute, vera origine del problema».

Per Giovanna Pedroni (Centro e Giovani del Centro), le due iniziative «non curano la malattia ma coprono i sintomi, spostando il problema sulle finanze pubbliche e le generazioni future ipotecandole: e moltissimi tagli andranno a colpire il sociale e tutta la collettività». Certo, «dobbiamo continuare ad aiutare chi soffre. Ma dobbiamo farlo con un sistema equo, sostenibile e giusto che funzioni anche domani. Il rischio, sennò, è di lasciarci dietro solo macerie».

Secondo Maria Pia Ambrosetti, deputata di HelvEthica, «le due proposte portano ricette non solo illusorie ma pericolose per la tenuta finanziaria di Cantone e Comuni: è un gioco a somma zero, e i costi della salute continuano a crescere perché non basta fissare tetti, ma ripensare interamente un modello».

Il granconsigliere verde liberale Massimo Mobiglia rimarca, dal canto suo, che «serve a poco agire sui premi e basta, non aiuterebbe né a togliere doppioni o prestazioni inutili, né a far qualcosa per abbassare davvero i costi. In più, la confusione tra reddito disponibile e imponibile non aiuta: non esistono solo i salariati, ma anche i liberi professionisti il cui reddito si modifica anche in altro modo, basti pensare a chi lavora a percentuale».

Leonardo Ruinelli, presidente dei Giovani liberali radicali, attacca: «L'iniziativa del 10% è un miraggio dorato che nasconde tempesta, uno slogan luccicante e un pericolo reale: ogni franco sarebbe sottratto a scuole, ospedali, servizi pubblici e ambiente. L'iniziativa della Lega, invece, è una trappola che colpisce giovani e famiglie a basso reddito favorendo solo i più abbienti con un costo annuo enorme».