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Il Gran Consiglio archivia il caso delle ex infermiere malate

Ospedale San Giovanni: bocciata la mozione Mps che chiedeva la perizia in contraddittorio mai fatta. Per la maggioranza sufficienti le verifiche dell’Eoc

L’ospedale San Giovanni di Bellinzona
(Ti-Press)
17 settembre 2025
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Contrario il Consiglio di Stato, contraria la Commissione sanitaria del Gran Consiglio e infine contrario anche il Parlamento cantonale che con 39 voti a 10 (più 16 astenuti) ha scritto oggi la parola fine alla vicenda delle dieci ex infermiere dell’ospedale San Giovanni di Bellinzona ammalatesi, sostengono loro, per aver manipolato farmaci antitumorali senza protezioni (inesistenti negli anni 80). Tre sono nel frattempo morte, sette lottano contro cancro e malattie autoimmuni. La mozione Mps bocciata dal Legislativo chiedeva che l’Ente ospedaliero cantonale riconoscesse il nesso causale tra i citofarmaci gestiti a mani nude e le malattie contratte, così da considerarle professionali e garantire un maggior sostegno finanziario fra spese mediche e diritti pensionistici. Per arrivare a ciò la mozione chiedeva di effettuare la perizia in contraddittorio promessa dall’Eoc e mai eseguita a seguito del rifiuto del professore universitario losannese incaricato.

Il CdS nel suo messaggio evidenziava l’impegno messo in campo dall’Eoc nell’approfondire il quadro, dapprima internamente e poi con incarichi esterni. Idem la Commissione sanitaria secondo cui l’ente “non ha lesinato sforzi nel ricercare la verità scientifica in maniera obiettiva, indagando sulle prassi in uso all'epoca, coinvolgendo due suoi autorevoli medici, affidando una perizia esterna al responsabile di tossicologia dell'Ospedale universitario di Zurigo e, in seguito, di concerto con i patrocinatori delle ex infermiere, dando la disponibilità per commissionare un'ulteriore perizia, in contraddittorio, all'omologo presso l'Ospedale universitario di Losanna, e accettando infine di assumersi integralmente i costi di queste perizie e rinunciando a far valere la prescrizione”.

«Sette delle dieci infermiere ancora in vita hanno grandi problemi di salute», ha esordito il mozionante Matteo Pronzini: «Ci si sarebbe attesi dall’Eoc che risolvesse gli altri problemi, quelli materiali legati all’incapacità lavorativa, alla perdita di salario, all’invalidità. Niente di tutto ciò». Il relatore Alessandro Cedraschi (Plr) ha però sottolineato che «tutto è stato fatto per avere la certezza giuridica». Decisivo – ha detto il consigliere di Stato Raffaele De Rosa – il fatto che il professore dell’Ospedale universitario di Losanna non abbia nemmeno voluto avviare l'approfondimento richiestogli, essendo da subito a lui chiari i molteplici elementi attualmente indicanti l’inesistenza del nesso causale. Giuseppe Sergi (Mps) ha tracciato un parallelo con una sostanza tanto in voga in passato, poi abolita: «Oggi nessuno metterebbe in dubbio che il mesotelioma causato dall’amianto è una malattia professionale; quarant'anni fa non era così. Le evidenze scientifiche e i rapporti di causalità possono cambiare nel tempo». Non nel caso delle infermiere dell'ospedale San Giovanni.

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