Consegnato all'Ente ospedaliero il premio ‘Rosa d'ospedale’. Ghielmetti: ‘Quanto prevede la legge è stato realizzato anche nella pratica’
«Ho vissuto la mia gravidanza da medico assistente all’interno dell’Ente ospedaliero cantonale. A quel tempo, anni fa, le tutele erano scritte nella legge ma non ancora radicate nella realtà quotidiana dei reparti. Dovevo informarmi da sola, chiedere, a volte esigere. Quando terminavo il turno dopo le nove ore previste restavano incombenze inevase, accompagnate dal senso di colpa e dal disagio dei colleghi. La maternità, in quell’organizzazione, non trovava ancora un vero spazio». Nel frattempo però di strada ne è stata fatta. Protocolli chiari per le dottoresse in gravidanza, 19 settimane di congedo di maternità con retribuzione al 100%, l’estensione del contratto a tempo determinato per i medici assistenti e per i medici capoclinica il cui parto è previsto oltre la data di scadenza del contratto, fino alla fine del congedo maternità e, spesso, la possibilità di un ritorno al lavoro più graduale. Cambiamenti che hanno permesso all’Eoc di ricevere il premio ‘La Rosa d’Ospedale’, «la dimostrazione che coraggio e collaborazione possono abbattere muri che ci sembravano insuperabili», afferma la presidente della Sezione ticinese dell'Associazione medici e assistenti Giorgia Lo Presti consegnando il premio all’Ente. «Da quando ho comunicato la mia gravidanza mi sono sempre sentita supportata. Siamo prima, ma soprattutto dopo il parto», racconta Maria Marcantonio, chirurga all’Eoc e neomamma. «Un medico investe tanti anni nello studio e vuole quindi lavorare conciliando la sua professione con la famiglia. Un rientro al lavoro graduale, come ho potuto fare io, permette di ‘assestare’ la nuova vita familiare con la propria attività».
«Si tratta di misure per garantire l’attrattiva, ma anche la sostenibilità delle professioni sanitarie», afferma il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Nel concreto sono stati sviluppati formulari, linee guida e opuscoli informativi che vogliono concretizzare in modo proattivo quanto prevede la legge. «Questi interventi non solo rafforzano l’applicazione della Legge sul lavoro, ma promuovono una cultura aziendale fondata sul sostegno attivo e sulla parità di genere, contribuendo a creare un ambiente ancora più sicuro e sereno per le donne medico e per l’intero ambiente lavorativo che le circonda», dichiara Monica Ghielmetti, capo area risorse umane Eoc.