Bühler, Prada e Filippini chiedono al governo se la Polizia abbia avuto il sostegno necessario e se vi sia stato un ordine per limitare l'intervento
Si dovrà esprimere ufficialmente anche il Consiglio di Stato sui disordini e le violenze che hanno avuto luogo nei pressi del Teatro Sociale di Bellinzona venerdì sera, durante un convegno sugli Accordi Bilaterali III con presente il consigliere federale Ignazio Cassis, dopo che il ‘presidio rumoroso’ dei Pro Pal è sfociato anche in insulti ai presenti, inseguimenti e la Polizia a scortare i partecipanti al convegno fuori dal Teatro. “La Polizia è stata limitata nell’uso della forza?”, chiede infatti un’interpellanza inoltrata dai deputati Udc Alain Bühler, Aline Prada e Lara Filippini. Ribadito che “il diritto di manifestare è un principio sacrosanto in una democrazia liberale”, i democentristi sottolineano come “quella che doveva essere una manifestazione di opinione si è trasformata in una scena indegna per il nostro Cantone: insulti pesanti, anche sessisti, minacce, lanci di oggetti, cittadini comuni impediti ad accedere liberamente a un dibattito pubblico, politici federali e cantonali costretti a lasciare l’edificio sotto scorta, e persino il Consigliere federale Cassis evacuato dalla polizia in assetto antisommossa. La gravità di questi episodi non può essere minimizzata”.
Ebbene: per Bühler e cofirmatarie, “la Polizia cantonale e quella comunale hanno agito con professionalità e meritano il massimo sostegno. Tuttavia, resta il dubbio se abbiano ricevuto dal potere politico il necessario mandato per agire con la dovuta energia. Fa riflettere che il Presidente del Consiglio di Stato, pur condannando a parole i fatti, abbia minimizzato la gravità della situazione, affermando che ‘non è successo nulla di grave’ solo perché non vi sono stati feriti. In situazioni come questa, non basta contenere i violenti: occorre respingerli con fermezza e, se necessario come in questo caso, ricorrere senza esitazione alla forza. Solo così si ristabilisce l’ordine e si rende chiaro che in Ticino la violenza non paga e non sarà mai tollerata”. Da qui le domande al governo, vale a dire se conferma i fatti accaduti, se la Polizia fosse a conoscenza della possibilità di disordini e minacce, se vi è stato un ordine politico o direttive a limitare l’intervento per evitare tensioni, se le forze dell’ordine hanno avuto il pieno sostegno politico necessario per intervenire “con la massima fermezza”, quali misure intende prendere per il futuro e se le persone che si sono rese protagoniste di insulti, minacce, aggressioni e lanci di oggetti siano state identificate e se siano in corso procedimenti penali a loro carico.