laR+ Ticino

Ricerca scientifica, un timbro di qualità a favore del territorio

Si tiene oggi la 14esima Giornata della ricerca e dell’innovazione in medicina umana. Ceschi (Eoc): ‘Un ambito con un grande potenziale strategico’

‘Un vero e proprio effetto leva che permette di valorizzare il talento delle nuove generazioni’
(Eoc)
3 ottobre 2025
|

«Un ambito con un grande potenziale strategico per il futuro del nostro cantone». Sono le parole con cui il professor Alessandro Ceschi, a capo dell’Area Formazione medica e Ricerca dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), parla della ricerca medico-scientifica in Ticino. E spiega: «Credo che i cervelli, intendo la scienza dei medici e ricercatori attivi in Ticino, costituiscano un asso nella manica importante e da non trascurare per il futuro del nostro cantone. Nell’ambito della biomedicina, per esempio, abbiamo dimostrato chiaramente, con riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, di saper far bene». Ceschi non nega che «investire nella ricerca di alto livello e nell’innovazione abbia un costo, ma i risvolti che questo investimento può avere nel futuro sono di gran lunga più importanti». Quali questi effetti positivi? «Contrastare la fuga dei cervelli e acquisirne di nuovi. Quello della ricerca – illustra – è un ambito altamente competitivo che può portare sul territorio innovazioni notevoli e posti di lavoro altamente qualificati». Per stare al passo, va da sé, servono finanziamenti: «Si tratta veramente di una competizione per le migliori menti e, se si vuole essere al top, c’è bisogno di un certo tipo di sostegno», osserva Ceschi.

Ed è anche attorno a questi temi che si articola oggi la quattordicesima Giornata della ricerca e dell’innovazione in medicina umana della Svizzera italiana. Evento, organizzato dall’Eoc e dall’Università della Svizzera italiana (Usi), che – guardando al futuro – promuove la ricerca del territorio attirando più di trecento partecipanti. Nel corso della Giornata vengono consegnati anche premi di ricerca come quello per la mobilità internazionale nella ricerca clinica, destinato ai giovani ricercatori dell’Ente. Un’iniziativa, rileva Ceschi, che «ha anche potenziali effetti positivi sulle competenze cliniche territoriali. Penso a quelle specialistiche che possono venir acquisite durante il soggiorno all’estero e che torneranno utili al rientro, come pure alla possibilità per questi giovani medici-ricercatori di creare una rete di ricerca nazionale e internazionale». Insomma, «un’opportunità molto importante nella carriera di questi professionisti». E non solo.

Sei mesi all’Hospital for Special Surgery di New York da riportare in Ticino

Tra i premiati, il dottor Alessandro Bensa, attivo presso il Servizio di ortopedia e traumatologia, che da novembre trascorrerà sei mesi all’Hospital for Special Surgery (Hss) di New York. Il soggiorno negli Stati Uniti, ci spiega Bensa, «nasce nel contesto del dottorato che sto svolgendo in collaborazione tra l’Eoc e l’Usi. Il mio progetto – prosegue – ricade nell’ambito generale della ricerca muscolo-scheletrica, in particolare dell’ortopedia e nello specifico del trattamento della gonartrosi, ovvero dell’artrosi di ginocchio». Ed è proprio nel campo dell’ortopedia che l’Hss di New York è riconosciuto a livello mondiale come centro di eccellenza. «Poter lavorare in un istituto di questo calibro è un’opportunità unica», dice Bensa che sottolinea: «La mobilità negli Stati Uniti non vuole però ovviamente essere fine a sé stessa, ma mira non solo a gettare possibilmente le basi per future collaborazioni internazionali, ma anche ad arricchire il bagaglio che andrò ad acquisire così da renderlo disponibile al mio ritorno». Di particolare rilievo per il dottorato di Bensa il fatto che «un centro che opera in una città così grande e variegata come New York abbia volumi molto superiori a quelli ticinesi, anche in termini di trattamenti da noi meno diffusi». Il che «permette sia di fare esperienze nuove, sia di trasferire le nuove conoscenze in Ticino».

Cercando finanziamenti nazionali e internazionali

A occuparsi del supporto tecnico-operativo ai ricercatori dell’Eoc è l’Unità Grants and Fundraising dell’Area Formazione medica e Ricerca, riferimento per la partecipazione a bandi di ricerca nazionali, europei e internazionali, nonché punto di coordinamento per la gestione della raccolta fondi da donatori privati per la ricerca biomedica dell’Ente ospedaliero e in collaborazione con l’Usi. Trovare finanziamenti per la ricerca presso un ospedale cantonale, come lo è l’Eoc, è un lavoro fondamentale, come nota Maria Montilla, responsabile dell’Unità creata nel 2021: «Il mandato principale dell’Eoc è fornire cure sanitarie alla popolazione ticinese. I finanziamenti pubblici che l’Ente riceve sono quindi destinati alla prestazione di cure ospedaliere». Gli ospedali universitari al contrario «ricevono finanziamenti pubblici elevati anche per la ricerca. Nel loro budget annuale – continua – hanno dunque una base di finanziamenti per portare avanti i propri progetti di ricerca. Noi come ospedale cantonale no». Questo, evidenzia Montilla, «non significa però che all’Eoc non si possa fare ricerca, ma che dobbiamo usare canali diversi». Tre le opzioni principali. La prima: «I fondi federali per la ricerca – mette in luce Montilla – vengono allocati attraverso dei bandi competitivi a cui come Eoc partecipiamo, in collaborazione con l’Usi, per finanziare singoli progetti scientifici sviluppati dai nostri medici-ricercatori». La seconda: «Il mondo filantropico, che comprende fondazioni che sostengono la ricerca medica in generale, così come fondazioni dedicate a specifiche malattie». Il terzo: «La ricerca finanziata dall’industria. In questo caso la ricerca non nasce dai nostri ricercatori ma viene promossa per esempio da un’azienda farmaceutica». Una cosa è certa: «Partecipare, ma soprattutto vincere questi bandi, è importantissimo – afferma la responsabile dell’Unità Grants and Fundraising – perché significa che siamo in grado di rappresentare ad alto livello la ricerca in quel settore». Con «ricadute benefiche anche in termini di messa a disposizione di tecniche diagnostiche all’avanguardia e di terapie innovative per i pazienti», puntualizza il professor Ceschi.

Bandi nazionali, ma anche internazionali. Ci sono differenze? «A livello europeo – indica Montilla – il nostro ruolo è spesso quello di partner: partecipiamo a studi clinici internazionali offrendo le nostre competenze e il contributo, ovviamente su base strettamente volontaria, dei nostri pazienti, che vengono arruolati nei protocolli di ricerca condivisi. Il motivo è da un lato che i progetti europei sono molto completi, dall’altro che la Svizzera sta ancora negoziando con l’Unione europea alcune condizioni di partecipazione». Sul piano nazionale «abbiamo numerosi progetti in cui siamo main applicant, ovvero l’attore principale, come nella ricerca nell’ambito neurologico, oncologico e cardiologico», segnala Montilla. Il contesto internazionale, poi, non è dei più confortanti, anche per quanto concerne la ricerca. «Gli sviluppi recenti negli Stati Uniti nell’ambito della scienza e della ricerca – riprende Ceschi – non sono certamente positivi, né rassicuranti. C’è molta incertezza e diversi finanziamenti sono stati interrotti». Se da questo aspetto l’Eoc non è toccato direttamente non essendo destinatario di finanziamenti diretti dagli Stati Uniti, è al contempo interessato dalle potenziali mancate collaborazioni e dalla perdita di attrattività che un soggiorno oltreoceano potrebbe avere: «Ci sono – precisa Ceschi – per fortuna ancora degli istituti che si difendono molto bene e che rimangono di altissimo livello, ma i recenti sviluppi non vanno chiaramente nella direzione auspicata». Non solo gli Stati Uniti, ma anche i nostri vicini di casa. «Anche le relazioni e la possibilità di svolgere progetti di ricerca congiunti con l’Europa sono aspetti estremamente importanti per la Svizzera», mette in rilievo Ceschi. E aggiunge: «Non si tratta unicamente di soldi, che certo sono importanti, quanto anche del timbro di qualità che si riceve quando si riesce a entrare in questi progetti altamente competitivi che aprono a una rete essenziale per fare ricerca di alto livello».

Con lo sguardo rivolto all’ospedale universitario

Progetti come quello a cui ha partecipato Bensa si inseriscono, come detto, nella strategia dell’Ente di promuovere i propri giovani ricercatori. «Entrare nel mondo della ricerca medica – osserva Montilla – significa sapersi porre le giuste domande sui bisogni clinici dei pazienti. La ricerca aiuta anche a trovare delle soluzioni innovative e a lavorare in network. Dare l’opportunità ai giovani medici di entrare nel mondo della ricerca è per noi un investimento centrale che ha poi anche ricadute positive sul territorio, sia per i cittadini, sia per le aziende. In altre parole, si tratta di un vero e proprio effetto leva che permette di valorizzare il talento delle nuove generazioni e costruire collettivamente progetti per un futuro competitivo e di qualità della ricerca medica in Ticino», conclude Montilla.