laR+ Arte

Al Museo di Mendrisio la parola poetica dialoga con l’arte

La mostra curata da Simone Soldini mette a confronto otto critici e letterati

Veduta dell’allestimento con Giovanni Genucchi, Il giorno (1945, Collezione privata) e Ennio Morlotti, Rocce, (1984, Fondazione Matasci per l’Arte, Tenero)
29 marzo 2025
|

Il ruolo delle didascalie, nell’esperienza museale, si limita di solito a una rapida lettura dopo aver ammirato l’opera, soprattutto quando non riconosciamo l’artista o ci viene una delle poche domande che possa trovare risposta nelle informazioni essenziali riportate nel cartellino incollato alla parete. La mostra ‘Una storia di arte e di poesia’ che si apre domani al Museo d’arte di Mendrisio richiede un altro approccio: a fianco di dipinti e sculture non abbiamo una sintetica scheda con nome-cognome-titolo-anno-provenienza, ma una citazione di uno degli otto critici e letterati selezionati dal curatore Simone Soldini. Questi testi di Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Francesco Biamonti, Dante Isella, Giorgio Orelli, Vittorio Sereni, Roberto Tassi e Giovanni Testori non sono una semplice descrizione o spiegazione dell’opera: l’idea è piuttosto quella di una traduzione poetica delle opere esposte, perlopiù realizzate nella seconda metà del Novecento.

‘Una storia di arte e di poesia’ non è quindi una semplice mostra d’arte e neanche un’antologia letteraria. È piuttosto un gioco di rimandi tra testi e opere e, come ha spiegato il curatore, l’ex direttore del museo Simone Soldini, è una mostra da guardare con pazienza, dedicando uguale attenzione alle citazioni dei critici e a quadri e sculture.

E proprio per sottolineare l’importanza della dimensione letteraria, il percorso espositivo è strutturato non secondo i consueti criteri cronologici o artistici, ma in otto momenti ognuno dedicato a un critico, preceduti nella grande sala che fungeva da refettorio del convento da una sorta di introduzione con una selezione delle opere commentate dai “magnifici otto” e, raccolte in alcune teche, una testimonianza del loro lavoro letterario.

La critica come lavoro letterario

Degli otto autori selezionati da Simone Soldini, solo tre – Francesco Arcangeli, Roberto Tassi e Giovanni Testori – possono essere considerati, e si considerarono, critici d’arte nel senso proprio del termine; tuttavia anche se per gli altri fu una attività secondaria, tutti condividevano la lezione dello storico dell’arte Roberto Longhi secondo il quale la critica d’arte è una attività letteraria. Il che significa non solo costruire un ponte tra le arti visive e la letteratura, ma anche e soprattutto affermare il valore della scrittura critica come espressione creativa autonoma.

I testi che accompagnano le opere provengono da cataloghi di mostre, articoli pubblicati da riviste e saggi, alternando resoconti di incontri e visite agli artisti negli atelier ad analisi artistiche e riflessioni più generali. Nel percorso si incontrano la prosa limpida e precisa di Giorgio Orelli e quella intensa e tagliente di Giovanni Testori, passando per la scrittura controllata di Roberto Tassi e quella densa e drammatica di Francesco Arcangeli.

Maggiore continuità per quanto riguarda le opere d’arte che presentano una interessante selezione di oltre cinquanta artisti che coprono un arco temporale che va dagli anni Quaranta agli anni Ottanta del Novecento, con particolare attenzione all’Informale degli anni Cinquanta e al ritorno alla figurazione degli anni Settanta e Ottanta. Accanto ai grandi maestri internazionali come Francis Bacon, Alberto Giacometti, Jean Fautrier, Graham Sutherland, Nicolas de Staël e Wols, figurano i protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra, con particolare attenzione all’area padana. Alcuni artisti ricorrono in più sezioni, confermando la loro centralità nel dibattito critico dell’epoca, nomi come Ennio Morlotti, Franco Francese, Enrico Della Torre, Italo Valenti, Luigi Broggini e Giancarlo Ossola.

Non mancano comunque figure più eccentriche rispetto a quest’area geografico-culturale, come Alberto Burri e Renato Guttuso.

Tempo e spazio

Come detto, è una mostra da guardare con pazienza: certo la si può percorrere prestando semplicemente attenzione alle opere esposte, cercando il dialogo con la letteratura solo per quelle che più attirano l’attenzione e la curiosità; ma non è così che l’ha pensata il curatore Simone Soldini. Curatore che evidentemente ha immaginato un pubblico disposto a girare per alcune ore nelle sale leggendo testi che, in diversi casi, richiedono calma e attenzione per essere compresi e assaporati. Non si tratta solo di chiedere un livello di concentrazione decisamente in controtendenza con la maggioranza dell’offerta culturale contemporanea, ma di dare alle persone il giusto contesto per dei testi che non sono certo stati pensati e scritti per le pareti di un museo.

L’incontro tra critica, letteratura e arte trova forse maggiore spazio tra le pagine del catalogo, pubblicato dalle Edizioni Casagrande, e che oltre a fornire i dettagli sui testi da cui sono tratte le citazioni – assenti nelle didascalie per questioni di spazio –, ha un saggio introduttivo di Simone Soldini e due approfondimenti, uno di Claudio Spadoni dedicato alla figura di Roberto Longhi e l’altro di Antonio Rossi che analizza i diversi approcci letterari all’opera d’arte.