Israele è seconda, l'‘Espresso macchiato’ estone terzo. Il televoto affossa Zoë Më, la Svizzera chiude decima. L'Italia è quinta, San Marino ultima
L'Austria con ‘Wasted Love’ di JJ – all'anagrafe Johannes Pietsch, classe 2001 – ha vinto l'Eurovision Song Contest di Basilea. Con ‘New Day Will Rise’, Yuval Raphael per Israele è seconda. Terza l'Estonia di Tommy Cash con l'arcinoto ‘Espresso macchiato’. Penalizzata dal televoto – zero punti, tanti quanti ne ha totalizzati il Regno Unito – la Svizzera di Zoë Më, seconda dopo il voto delle giurie. La giovane cantautrice ha chiuso decima. Un onorevolissimo quinto posto quello di Lucio Corsi. Destino opposto all'Italia cantata dall'Estonia ha avuto ‘Tutta l'Italia’, la tarantella di San Marino: Gabry Ponte è ultimo.
Mentre il Media center attende il vincitore, questa è stata, per sommi capi, la cronaca della serata...
Transita anche sul Ponte dei salti di Lavertezzo il contenitore contenente il trofeo in vetro dell’Eurovision Song Contest, quello che Nemo ruppe sul palco giusto un anno fa. In una rocambolesca e bondiana consegna, l’oggetto arriva alla St. Jackobshalle dove il vincitore dell’edizione 2024 vorrebbe riprenderlo in mano. “Tu: non toccare!”, gli dice Sandra Studer. Fine del film e telecamere sul palco dell’arena, dove Nemo canta una sintesi di ‘The Code’, da cui la meritata ovazione per averci portato sino a qui. Rullano i tamburi con le bacchette luminose, sfilano gli artisti e le bandiere.
C’è uno stadio pieno poco più in là della halle, la rinominata Arena plus dove l’evento viene proiettato davanti a 35mila persone. Hazel Brugger, “l’unica conduttrice ad avere rifiutato i tacchi alti”, insieme a Sandra Studer e Michelle Hunziker grida: “Let the Eurovision Song Contest begin”.
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Tommy Cash, Estonia
In mezzo a due monoliti irregolari come le Torri Roche di Basilea, Kyle Alessandro canta per la Norvegia la mahmoodiana ‘Lighter’. Laura Thorn, dall’intonazione calante, ricanta per il Lussemburgo ‘La Poupée Monte Le Son’, il rifiuto di essere trattata come una bambolina che l’ha portata fino alla finale. Ascoltiamo per una volta ancora Tommy Cash (sorprendentemente meno stonato del solito) mentre balla ‘Espresso macchiato’, e il passetto stupidello iniziale rimane la cosa migliore di tutta la canzone. Poi Yuval Raphael per Israele sale le scale di ‘New Day Will Rise’, nel consueto mix di applausi e fischi.
Di band in band, suona il bel rock dei lituani Katarsis (‘Tavo Akys’), poi il canto di speranza ‘Bird of Play’ degli ucraini Ziferblat, compositivamente parlando una delle cose migliori ascoltate (nella speranza che dal vivo vi si avvicini almeno un poco alla base). Poco prima, il momento Raffaella Carrà di Melody con ‘ESA DIVA’, nel tripudio di bandiere spagnole del Media center, banidere che dal 1969 a oggi smettono di sventolare con l’arrivo dei voti.
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‘Wasted Love’
In una staffetta tra Sandre, Sandra Studer canta ‘Canzone per te’ di Sandra Simò; in una staffetta di italianità, Michelle Hunziker canta e danza senza sbagliare ‘Nel blu dipinto di blu’ (nella prova pomeridiana era andata a farfalle). Alla fine, le tanto vituperate britanniche Remember Monday fanno un figurone. ‘What The Hell Just Happened’ sarà anche una furbata, ma il pastrocchio britpop con dentro tutto, dalle Spice ai Queen, è un piccolo gioiello degno d’un musical, genere che le tre amiche ben conoscono. Lo pensano le giurie, perché il televoto dirà “zero points”. JJ per l’Austria, candidato alla vittoria, piazza l’acuto vincente sulla pericolosissima (per esecuzione) ‘Wasted Love’, che ricalca Nemo nel testo e nel gesto (e pure nell’acuto).
Le lettoni Tautumeitas riportano in scena il piccolo capolavoro visivo intitolato ‘Bur Mon Laimi’, il giovane Claude – un anno e mezzo con la famiglia in un centro per richiedenti asilo ad Alkmar, dopo avere lasciato il Congo – canta l’inno alla vita ‘C’est la vie’, tra le canzoni più ascoltate tra le strade di Basilea grazie a un duo di colorati olandesi in plurimi e improvvisati flash-mob. Al di là di chi vincerà (il Media center è tutto un “Erika! Erika!”, e il tono è tutt’altro che maschile), e l’Eurovision Song Contest di Basilea sarà ricordato come l’anno di “Ich Komme”, ovvero “quella tizia che cavalcò un’asta microfonica gigante sospesa in mezzo al vuoto” (e con la coda fiammeggiante). L’armonica a bocca di Lucio Corsi per l’Italia è una delle cose più vere di questa edizione, e ‘Volevo essere un duro’ è l’eurocanzone d’autore.
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‘Voyage’
Tutti gridano ‘Gaja’, il martello ecologista di Justyna Steczkowska, polacca che sale in cielo e poi riscende sulla terra (Gaia) per un finale tribale che raccoglie applausi sin dalla prima esibizione. Il martello discodance dei fratelli Abor & Tinna (‘Baller’) è un tuffo indietro nel tempo per cassa e violoncello. Prima il grido di solidarietà greco di Klavdia (‘Asteromàta’), per chi cerca fortuna altrove, poi quello di sopravvivenza di PARG (‘Survivor’), e tutto scende di decibel per la cosa più bella vista e ascoltata quest’anno: Zoë Më è perfetta, ‘Voyage’ è perfetta, e così il pubblico della St. Jakobshalle chiamato da una scritta non visibile in tv che recita “accendete i vostri smartphone”, a disegnare un cielo di stelle che è un’installazione artistica. A poco servirà, perché il telespettatore eurovisivo è imprevedibile (mettiamola così).
Da Malta, dalla sensualità curvy di Miriana Conte in ‘Serving’, un nuovo ritorno a volumi contenuti per ascoltare ‘Deslocado’, la nostalgia di casa dei portoghesi NAPA, altro regalo di buonissima fattura per i padiglioni auricolari d’Europa e del mondo. E volume su per la danese Sissal, un altro salto indietro di vent’anni con ‘Allucination’. La sauna svedese dei KAJ (‘Bara Bada Bastu’), in testa ai pronostici prima della finale, quest'anno smentiti, poi la Francia di Louane nella bella ‘Maman’, lei dentro una clessidra a cantare di madri e di figlie e viceversa.
Gabry Ponte per ‘San Marino’, che per tormentabilità ha già vinto da febbraio (Sanremo) fa cantare ‘Tutta l’Italia’ al suo vocalist e al pubblico; l’Albania, ultima a esibirsi, è nella voce limpida e intonatissima di Beatriçe Gjergji, metà degli Shkodra Elektronike in ‘Zjerm’ (Fuoco). E sono ventisei.
Da segnalare, nel tributo alle canzoni svizzere passate per l’Eurovision, ‘Tout l’Univers’ di Gion’s Tears, testa a testa con i Mäneskin nel 2021, qui riproposta in versione Diodato, con corpo di ballo nel quale lo svizzero si integra e canta come sa fare. Un cenno anche a ‘Unexplainable’, il nuovo singolo di Nemo, che non è cosa da un ascolto solo.
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Le pagelle della prima semifinale
Le pagelle della seconda semifinale