Il futuro del cinema e non solo nel consueto incontro a margine del Locarno Film Festival, tenutosi oggi al Monte Verità di Ascona
Si è tenuto quest'oggi al Monte Verità di Ascona, a margine del Locarno Film Festival, l’incontro con la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider. La ministra della Cultura ha discusso con la presidente del Festival Maja Hoffmann, un dialogo moderato da Christine Salvadé, a capo dell’Unità cultura della Rts. Fra i temi evocati, anche l’impatto dei dazi Usa sulla cultura. Presenti al ricevimento, diversi politici, consiglieri nazionali e di Stato, nonché vari invitati e rappresentanti del settore cinematografico e non. La consigliera di Stato ticinese Marina Carobbio Guscetti, nel suo discorso, ha menzionato l’importanza di proseguire sulla strada della parità di genere, che purché ancora lontana, viene consolidata ogni anno anche grazie a eventi come il Locarno Film Festival, il quale “dimostra che scegliere cosa mostrare sullo schermo è un atto curatoriale”. “Il cinema può essere un atto di disarmo simbolico”, ha aggiunto.
Baume-Schneider, presente all’apertura ufficiale del Festival di mercoledì sera, ha dovuto recarsi a Berna ieri per la riunione straordinaria del Consiglio federale relativa ai dazi del 39% imposti dagli Stati Uniti alla Svizzera dal presidente americano Donald Trump, ed è poi ritornata la sera stessa a Locarno. La ministra giurassiana ha dichiarato di avere “la testa e il cuore al Festival, ma anche la testa e il cuore agli affari”.
Ma quale impatto hanno i dazi sulla cultura e, in particolare, sul mondo del cinema? “Penso sia troppo presto per fare un’analisi di ciò che potrebbe succedere”, ha risposto Baume-Schneider. “La situazione è preoccupante”, ha affermato dal canto suo Maja Hoffmann, che ha aggiunto: “Per me non sono la cultura e la politica a essere separate, ma i rispettivi discorsi delle persone in esse implicate”. E ancora: “I cineasti si impegnano sempre”, facendo i loro film, “la leggerezza bisogna trovarla a casa”. “E nel cinema”, ha aggiunto Baume-Schneider.
Quest’anno il cinema svizzero è meno presente al Festival, ha sottolineato Salvadé, con 28 film rispetto ai 41 del 2024. “Non direi che si tratta di un anno di transizione”, ha affermato la consigliera federale. “Siamo eccellenti nelle coproduzioni nonché nei film d’animazione. Il cinema svizzero è per me davvero portatore di uno sguardo libero, critico”, ha detto la ministra della Cultura, citando fra i suoi film elvetici preferiti ‘Tipico di Emil’ (Typisch Emil) del regista lucernese Phil Meyer, una retrospettiva sulla lunga vita del cabarettista svizzero Emil Steinberger da lei visto alle Giornate di Soletta.
Al Monte Verità si è poi discusso dei tagli a livello federale. “La brutalità dei risparmi non sono le cifre ma l’immediatezza, nel caso dell’Ufficio federale della cultura alcuni tagli sono stati messi in atto da quest’anno”, ha spiegato Baume-Schneider. La ministra ha inoltre aggiunto che a essere colpita dai tagli non è solo la cultura, ma anche altri settori dell’Amministrazione federale. “Se ci compariamo con altri Paesi non siamo messi così male, i tagli ci sono ma vengono comunicati in anticipo”, ha detto dal canto suo Hoffmann. “Se lo Stato non avrà più soldi, bisognerà guardare a finanziamenti privati a livello internazionale”.
Salvadé ha poi evocato il cambiamento di date del Festival e la volontà di anticipare la manifestazione a fine luglio. A tale proposito la presidente ha replicato che nulla è ancora stato deciso: “C’è un desiderio di aumentare l’attrattiva del Festival a livello internazionale”, ha confermato Hoffman, “una necessità per continuare a essere un festival di categoria A”. Ma, “finché ci sono così tante persone contrarie, non vale la pena continuare a insistere”, ha aggiunto. “Non è l’esecutivo che decide sulle date del Festival”, ha replicato dal canto suo la consigliera federale.