laR+ Locarno Film Festival

In Concorso storie di madri, territori e sorelle

‘Solomamma’ di Janicke Askevold, ‘As Estações’ di Maureen Fazendeiro e ‘Donkey Days’ di Rosanne Pel

‘Solomamma’ di Janicke Askevol
12 agosto 2025
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Giornata calda, a Locarno, anche per le discussioni e riflessioni che creano tanti film: quelli del Festival sono film frutto di un lavoro che sarebbe offensivo ridurre a un like o qualche stellina. È il caso degli ultimi film passati in Concorso, opere di tre donne che toccano argomenti importanti.

‘Solomamma’ di Janicke Askevold: la regista, attrice e modella norvegese con questo film ci parla di un tema che interessa le donne nelle civili Danimarca e Norvegia, quello delle famiglie monogenitoriali nate da procreazione con donazione di sperma. Il numero è in aumento e uno dei problemi è l’anonimato del donatore: sempre più donne cercano di scoprire online chi è il “padre” del proprio figlio, un problema etico che diventa sociale. Ecco allora che Askevold ci porta a conoscere Edith (la brava Lisa Loven Kongsli), una giornalista curiosa e madre single che impara quanto sia complicata una famiglia monogenitoriale quando la propria madre, cui facevi conto, si ammala di demenza senile. Edith, in crisi, accetta il consiglio di un’amica, che, nelle sue condizioni, aveva cercato su internet di scoprire chi era il padre della propria bambina. Un film durissimo nella sua sincerità, un film vero e utile, anche, a ricordare cosa è la civiltà a chi vive in Paesi come l’Italia dove la procreazione assistita è fortemente limitata e controllata.

A una Storia più grande ci invita ‘As Estações’, scritto e diretto dalla regista franco-portoghese Maureen Fazendeiro. “Il mio è un film archeologico che scava nel paesaggio, nelle voci e nei gesti delle genti dell’Alentejo, per rivelare le tracce di una storia condivisa fatta di guerre e rivoluzioni, paura e resistenza, permanenza e metamorfosi” ha spiegato la regista. E il suo film è davvero questo: un viaggio nel tempo delle stagioni, della terra e dell’uomo che la viveva e ancora la vive.

È un viaggio che parte dai dolmen dell’Alentejo, studiati principalmente da due archeologi tedeschi, Georg e Vera Leisner, la cui corrispondenza scritta con i loro parenti in patria viene letta nel film in voice-over. Non è solo il modo per riportare in vita il loro lavoro: le loro parole ricordano il peso della Seconda guerra mondiale, con la loro casa di Monaco rasa al suolo e la cruda dittatura di Salazar in Portogallo. Ma danno anche vita a quelle che sembravano pietre inanimate. E proprio nella stessa terra il film di Fazendeiro ci ricorda con indimenticabili immagini ritrovate quello che successe nella rivolta contadina durante la Rivoluzione del 1975. ‘As Estações’ ha il merito clamoroso di farci percepire il flusso vibrante, perenne e diversificato della vita che scorre attraverso ciò che troppo spesso sminuiamo come “il paesaggio”. E in questo paesaggio gli uomini sono sì presenti ma come figure di servizio per farci capire che quello che oggi ci sembra inerte un tempo serviva ai vivi ed era vivo. ‘As Estações’ è un saggio visivo che fonde tutto, ed è il passato e il presente, ed è la flora e la fauna, e quello che è in superficie e quello che è nel sottosuolo, ed è la violenza ed è la bellezza, e tutto scorre come un placido fiume che si affida al mare. La bellezza del cinema.

Di buon livello anche ‘Donkey Days’ di Rosanne Pel che lo presenta come “uno zoom sulle dinamiche di una famiglia e che riflette la percezione frammentata di un mondo in balia dell’assurdità e del caos”. Ci fa incontrare due sorelle Anna (la brava esordiente Jil Krammer) e Charlotte (una Susanne Wolff di classe), la prima è fuori peso, insegnante in una scuola per alunni difficili, lesbica attivissima; la seconda è una manager sicura e fredda che non accetta gli eccessi della sorella. La loro madre (Hildegard Schmahl) è una donna indipendente da tenere sotto controllo per tutto quello che vuole fare nonostante i suoi 85 anni. Il film è ben raccontato, è una commedia un po’ malinconica ma con momenti esilaranti e una grande carica vitale. Tra le altre interpreti, tutte brave, Amke Wegner e Carla Juri.