laR+ La recensione

Un comunista all’opera

Occasione rara e imperdibile per assistere a ‘Der junge Lord’ di Hans Werner Henze, al festival del Maggio Musicale Fiorentino (fino al 31 maggio)

Su libretto di Ingeborg Bachmann
(M. Monasta)
27 maggio 2025
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Con la seconda opera in cartellone il festival del Maggio Musicale Fiorentino torna alla sua vocazione originaria, quella di esprimere il Novecento, proponendo opere inedite di autori della contemporaneità. Così è con Hans Werner Henze (1926-2012), compositore di fama internazionale, considerato il più importante operista tedesco del Novecento, marxista militante, convinto che l’arte dovesse riflettere la sua posizione politica. Cresciuto nella Germania nazista e costretto dal padre a iscriversi nella Gioventù hitleriana, è chiamato ad arruolarsi ed è fatto prigioniero dagli inglesi durante la Seconda guerra mondiale. Gli studi musicali, già iniziati a Braunschweig, riprendono nel dopoguerra a Heidelberg, poi nella città musicalmente più anticonformista, Darmstadt. Approdato in Italia nel 1953 per quella che si rivelerà una residenza a vita, troverà qui il terreno ideale per la sua prorompente creatività e affinerà il suo impegno politico fino a iscriversi al Partito comunista italiano. Nel 1976 fonda il Cantiere internazionale d’Arte di Montepulciano, laboratorio per giovani musicisti e artisti, dove allestisce ‘Pollicino’, la sua celebre opera per e con bambini, e nel 1988 la Münchener Biennale - Internationales Festival für Neues Musiktheater.

Il catalogo delle sue opere comprende tutti i generi musicali, dall’opera alla sinfonia alla musica da film, e il suo stile eclettico abbraccia la dodecafonia, il neoclassicismo, lo strutturalismo, il jazz, la musica popolare, la chanson francese, il rock. Autore prolifico, pluripremiato e festeggiato con lauree honoris causa, apprezzato in vita anche negli Usa, si circonda di amici e intellettuali del calibro di W.H. Auden, Luchino Visconti, Elsa Morante, Pierpaolo Pasolini, e in Italia trova il compagno della sua vita, quel Fausto Moroni che lo affiancherà per quarant’anni partecipando alle sue avventure artistiche e accompagnandolo nei viaggi in tutto il mondo.

Piccola comunità di benpensanti

L’opera attualmente in scena a Firenze è ‘Der junge Lord’, su libretto dell’amica poetessa Ingeborg Bachmann, con la quale Henze intraprende fin dagli anni Cinquanta una intensa collaborazione artistica. La prima rappresentazione, diretta da Christoph von Dohnànyi, ebbe luogo a Berlino nel 1965 con grande successo e il titolo è ormai un classico del secondo Novecento in Germania. In Italia fino a oggi era andata in scena una cinquantina d’anni fa in traduzione di Fedele d’Amico, mai in lingua originale.

Tratta da una fiaba romantica dello scrittore tedesco Wilhelm Hauff, la vicenda si svolge nel 1830 in una cittadina tedesca e ha al centro la piccola comunità di benpensanti del paese, con le sue fisime, i suoi riti e i suoi stereotipi: il salotto musicale, le buone maniere, il tè, il pettegolezzo, l’ipocrisia. E anche l’attrazione e la paura nei confronti del diverso. Il sindaco e il giurista, la baronessa e gli innamorati, tutti sono incuriositi dall’arrivo in città di un misterioso nobile inglese eccentrico, Sir Edgar, accompagnato da un seguito di servi, tra cui un moro, e vari animali. L’inglese si rivela refrattario agli inviti, tanto da suscitare nei cittadini un vero e proprio crescente rancore, che vede nel servo moro il bersaglio preferito, finché lo stesso Sir Edgar si decide a presentare alla piccola comunità suo nipote Lord Barrat, che sta studiando la lingua tedesca. Attratti dal nobile giovane, nonostante il suo comportamento stravagante, tutti cominciano a imitarlo nei modi e nelle stranezze. La giovane Luise, già promessa allo studente Wilhelm, si innamora di lui. Ma nel bel mezzo della festa da ballo che dovrebbe annunciare il loro fidanzamento, Lord Barrat si rivela essere una scimmia ammaestrata, nella costernazione generale.

Opera buffa tedesca, così è definita dallo stesso Henze, che si avvale di stili diversi, da Rossini a Mozart a Richard Strauss, mantenendo una propria personalissima cifra, è spettacolo corale, che vede protagonista la borghesia uscita dalla Seconda guerra mondiale e alla ricerca di una nuova identità tra conservatorismo e progressismo. Opera impegnativa sul piano della produzione, con una folla in scena di cantanti, mimi, coro, ballerini, coro di voci bianche, si avvale della regia di Daniele Menghini, che sceglie la cifra del grottesco, in particolare attraverso l’uso del dispositivo scenico di Davide Signorini – e di due grandi maschere – disegnato sull’esempio della grafica satirica che accompagnava il quotidiano ‘Il Lampione’, fondato negli anni Quaranta dell’Ottocento da Carlo Lorenzini detto Collodi, l’autore di ‘Pinocchio’, ed è un connubio felicissimo. A dirigere l’orchestra e il coro del Maggio è Markus Stenz, più volte direttore della musica di Henze, di cui è grande ammiratore. Atmosfera di affiatamento tra i quindici cantanti in scena, tra cui ricordiamo almeno Marina Comparato nei panni della baronessa e Marily Santoro e Antonio Mandrillo in quelli della coppia Luise-Wilhelm, senza dimenticare l’eccellente prova della compagnia di danza Komoco, diretta dalla coreografa Sofia Nappi. Gli applausi calorosi del pubblico hanno premiato tutti, davvero tutti, alla ‘prima’.

‘Der junge Lord’ sarà trasmesso in diretta su Rai Radio 3 mercoledì 28 maggio alle 20, ma il lavoro di Henze ha carattere eminentemente teatrale, dunque quella replica e la successiva del 31 maggio attendono a Firenze un pubblico incuriosito e numeroso (www.maggiofiorentino.com).


M. Monasta


M. Monasta