Una messa cantata (con disturbatore) quella di Edoardo Bennato venerdì scorso a Lugano, nel Boschetto che è stato anche di Philipp Fankhauser
Il panino ufficiale argentino è una delle offerte gastronomiche del LongLake Lugano dai food truck affollatissimi, e che si tratti di Argentina o tacos messicani, l’attesa vale il choripan (con il chimichurri, perché “non c’è choripan senza chimichurri”, dicono a Buenos Aires). Dall’architettura paesaggistica svizzerotedesca e grafica da Riviera romagnola d’essai, il LongLake fa bene agli occhi, al cuore e pure alla pancia. Ci sarebbe il divieto di entrare nel tappeto verde, quello tra la Villa Ciani e la passeggiata, ma la voglia di grigliata ha portato alcuni a dotarsi di cestino del take away e ad accompagnare la musica con il giuoco delle carte a pancia in giù.
Di venerdì, il primo atto del Blues to Bop 2025 è concomitante con la diretta tv di Spagna-Svizzera, e siccome non troviamo al momento affinità tra blues e calcio femminile, scriviamo di musica. Chitarra, armonica a bocca, kazoo, grancassa e sé stesso, Edoardo Bennato, 78 anni da Napoli, apre il suo concerto da vero sacerdote: “L’unica cosa sulla quale non ho mai avuto dubbi – dice ai fedeli sotto le frasche – è la carica energetica, provocatoria, sovversiva, iconoclasta del rock and roll”. ‘Abbi dubbi’ apre un concerto dalla sequenza già ascoltata a Chiasso anni fa, che ha in ‘Sono solo canzonette’ e ‘Il gatto e la volpe’ in versione one man band il suo prologo. La rock band al seguito arriva con ‘La torre di Babele’. ‘Mangiafuoco’ è una parte del tributo al Pinocchio di Collodi (“Un collage di personaggi che oggi imperano nella nostra italietta collodiana, kafkiana”) che sta nell’album ‘Burattino senza fili’ insieme a ‘In prigione, in prigione’ e ‘La fata’, canzone femminista.
‘A cosa serve la guerra’, dall’album ‘L’uomo occidentale’, scritta con il fratello Eugenio, è l’anticamera per ‘L’isola che non c’è’, il vero manifesto di Bennato, altro che ‘Notti magiche’. E come a Chiasso, ‘A Napoli 55 è ‘a musica’, da ‘Pronti a salpare’ è una lunga messa cantata dove a cantare sono le chitarre, con citazioni da Pink Floyd, Santana e Led Zeppelin.
Serviva il biglietto per vedere Bennato, ma il cantautore è ascoltabile anche dall’esterno, soluzione per i tanti rimasti fuori causa sold out, oltre che un modo per esserci senza esserci stati del tutto, godendo del sollievo di poggiare le terga sul prato, visto che dentro la temperatura è alta e l’aria che gira è poca. Dopo ‘Il rock di Capitan Uncino’, un buontempone (perseguibile) sceglie di staccare la corrente al palco e mezzora dopo, quando la corrente torna, anche Bennato torna per cantare ‘Una settimana… un giorno’ e ‘Nisida’, un’altra isola che “nessuno lo sa”. Annessa è un’ultima, definitiva richiesta di ribellione: “Liberatevi dalle inibizioni”, ma soprattutto “nutrite i vostri bambini con il rock and roll!”.
La messa di Bennato è finita e noi andiamo in pace.
Ti-Press
Philipp Fankhauser
Dalle parti della mezzanotte, il Boschetto applaude Philipp Fankhauser, un restituito alla vita da un trapianto di cellule staminali che gli permette di regalarci ancora del buon blues. “È difficile salire sul palco dopo Bennato”, dice a concerto iniziato. “Ma anche noi stasera abbiamo una canzonetta”. E la canzonetta è ‘Born All Over’ da ‘Let Life Flow’ (2019), album che tradotto è “Lascia che la vita scorra”, auspicio mai tanto sensato per uno che per un po’ ha avuto un piede nel vuoto. Da ‘Ain’t Got Something’, album uscito in marzo, si ascoltano la title-track ma anche ‘That’s How I Got to Memphis’, ‘L’italien’ di Serge Reggiani, ‘Monsieur Thibodeaux’ e ‘Let’s Go Get Stoned’, quest’ultima data in pasto ai cori del pubblico dopo il generoso porte aperte al Boschetto di fine concerto. Uno dei momenti clou porta a un vecchio duetto con Polo Hofer (1945-2017), che 35 anni fa, durante un concerto benefico, chiese a Fankhauser: “Filippo, conosci Otis Redding?”. I due s’imbarcarono in una versione di ‘I’ve Got Dreams to Remember’ della quale conoscevano entrambi una strofa sola, ed era la stessa (“Siamo qui a per rimettere a posto quella canzone”). Il secondo momento clou è ‘Milano’ di Dalla, da ‘Let Life Flow’, dedicata dal bluesman al fu Roberto Maggini.
Uscire dalla bellezza condizionante di ‘Milano’ si può solo con un classicone, che per Fankhauser è ‘Members Only’, titolo che dà un senso a quel “solo per pochi” che è diventato vedere della gente che suona e canta per davvero.