Il remake in live-action del classico del 1937 è ben realizzato e si muove bene tra le (tante) polemiche che hanno accompagnato la sua realizzazione
Chi ha trascorso gli ultimi anni in un mondo fatato, o chi riesce a lasciare fuori dalla sala cinematografica le polemiche che hanno agitato media e social media, si gode un bel film. Non un capolavoro, come certamente lo era il suo predecessore del 1937, ma questo ‘Biancaneve’ di Marc Webb è piacevole, ben interpretato e offre una riscrittura interessante della classica favola, pur con qualche debolezza nel finale.
Ma al contrario di Biancaneve, non viviamo in una favola e non possiamo ignorare tutte le polemiche che hanno accompagnato la realizzazione e l’uscita del film. Iniziamo col dire che siamo nel filone dei remake in live-action dei classici Disney – ormai abbiamo superato abbondantemente la dozzina –, il che risponde a una logica semplice e apparentemente efficace: sfruttare la nostalgia per titoli che hanno già dimostrato il loro valore di mercato, limitando il rischio creativo a un semplice aggiornamento alla sensibilità moderna. I risultati di questa strategia sono altalenanti, oscillando tra il mediocre e il buono (e ‘Biancaneve’ si situa nella parte medio-alta della classifica). A bloccare questo ingranaggio ben oliato sono arrivate le polemiche. Le principali hanno riguardato il casting, sia per quanto riguarda la protagonista Rachel Zegler che, pur assomigliando molto al personaggio, non ha la pelle “bianca come la neve” della storia originaria – e la giustificazione che il suo nome deriva dall’essere nata durante una tempesta di neve non ha aiutato, anzi – sia la antagonista Gal Gadot, perché dare la parte della matrigna cattiva a un’attrice israeliana non può che avere un sottotesto politico. La guerra a Gaza, e le posizioni diametralmente opposte manifestate dalle due attrici, hanno poi portato i sostenitori di entrambe le parti a minacciare di boicottare il film. E non dimentichiamo i nani: per evitare di incappare in stereotipi offensivi la Disney ha deciso di sostituirli con non meglio precisate creature magiche (per questo il film si intitola semplicemente ‘Biancaneve’), salvo poi introdurre comunque un personaggio di bassa statura (il bandito Quigg, interpretato da George Appleby).
In questo contesto, il lavoro fatto con ‘Biancaneve’ è lodevole. Rachel Zegler si dimostra una brava attrice, capace di coniugare l’ingenuità e l’innocenza del personaggio originale con una maggiore complessità e determinazione; più stereotipata, ma comunque notevole, l’interpretazione di Gal Gadot, supportata dagli splendidi costumi di Sandy Powell. Webb ha trovato un giusto equilibrio tra il doveroso omaggio al classico del 1937 e una regia più contemporanea e la sceneggiatura di Erin Cressida Wilson sviluppa il mondo narrativo di Biancaneve senza appesantirlo (come invece accaduto ad esempio con ‘La Bella e la Bestia’): la Regina Cattiva non è solo una matrigna gelosa ma una tiranna, il principe non è un principe ma un bandito ribelle di nome Jonathan (un Andrew Burnap un po’ noioso), la regina non muore cacciata dai nani ma nel suo castello dopo la ribellione del popolo oppresso.
Non tutto funziona a dovere. Le creature magiche realizzate in computergrafica che hanno preso il posto dei nani sono non solo poco convincenti, ma anche un po’ inquietanti e la sequenza della fuga nel bosco, che nell'originale del 1937 terrorizzava non solo i bambini, qui appare maldestramente comica. Poco convincente risulta la riscrittura del finale: il risveglio di Biancaneve dopo aver morso la mela avvelenata non è più la conclusione che segna la definitiva sconfitta del malvagio piano della regina, ma è al contrario il punto di svolta della storia, quello nel quale la protagonista rovescia la propria sorte. Il che disorienta un po’.
Questa ‘Biancaneve’ in live-action regge abbastanza bene, ma viene il dubbio che il meccanismo messo a punto dalla Disney si sia ormai inceppato e non sia più così semplice rimettere mano ai classici accontentando sia nostalgici e tradizionalisti sia chi vuole storie più attuali e credibili. Vedremo con i prossimi progetti già in lavorazione.
Cosa funziona: la protagonista Rachel Zegler e, nonostante qualche forzatura, la riscrittura della storia.
Cosa non funziona: i nani (che poi non sono più nani, ma ci siamo capiti).
Perché vederlo: perché tutto sommato è un bel film – e per potersene lamentare sapendo di cosa si parla.
Perché non vederlo: perché è più facile lamentarsi di qualcosa che non si è visto.