Il premio Nobel critica la gestione del debito e il governo Milei risponde con durezza
"Con un debito di 56 miliardi di dollari sulle spalle, l'Argentina non è sostenibile e anche se oggi vediamo dei numeri positivi il Paese è alle porte di una nuova crisi". Lo afferma il premio Nobel dell'Economia nel 2001, Joseph Stiglitz, nel corso di un'intervista a Bogotà nel quadro del festival del giornalismo organizzato dalla Fondazione García Márquez.
L'economista Usa ha fatto un parallelismo tra quanto successo nel precedente governo pro-mercato di Mauricio Macri (2015-2019), che dovette fare ricorso ad un credito di 44 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale entrato in default nel giro di pochi mesi, e quello di Javier Milei.
"Quello che sta succedendo con Milei ingigantisce ed aggrava il problema (di Macri). Non sono riusciti a pagare il prestito di 44 miliardi e adesso l'Fmi ne ha concesso un altro da 20 miliardi che pure non saranno in grado di pagare", ha affermato Stiglitz.
Le dichiarazioni del premio Nobel non sono rimaste tuttavia senza risposta da parte del governo di Javier Milei. "Nessuno nel mondo della macroeconomia prende sul serio Stiglitz", ha ribattuto in un post su X il viceministro dell'Economia, José Luis Daza. "Ha vinto un Nobel per uno studio molto specifico di microeconomia, ma in macro il suo record è ridicolo", ha aggiunto il funzionario di Milei, prontamente replicato sui social dallo stesso presidente.
Daza ha quindi sottolineato che l'economista Usa si è caratterizzato per il suo sostegno alle politiche di governi latinoamericani che hanno mostrato "risultati catastrofici", come quello di Hugo Chávez in Venezuela, Dilma Rousseff in Brasile e Cristina Kirchner in Argentina.