La decisione segue una denuncia dell'ACLU; proteste anti-Trump in tutto il paese
Continua il ping pong con la vita dei migranti tra Donald Trump e i giudici, con la Corte Suprema americana che, di volta in volta, serve la palla all'uno o agli altri. Nell'ultima sentenza, che in parte contraddice quella di dieci giorni fa, il massimo tribunale americano ha ordinato all'amministrazione di sospendere l'espulsione dal Texas di un gruppo di presunti membri di una gang venezuelana, in base a una controversa legge di guerra del 1798, l'Alien Enemies Act del 1798.
Il provvedimento, che conferisce al presidente il potere di ordinare la detenzione e l'espulsione di cittadini di nazioni "nemiche" senza le consuete procedure, è stato utilizzato soltanto tre volte - tutte durante conflitti - e l'ultima durante la Seconda Guerra Mondiale. Trump l'ha invocato per facilitare le "deportazioni di massa", diventata la priorità della sua agenda, e questo ha fatto sì che nei rastrellamenti delle autorità per l'immigrazione finissero non solo i pericolosi criminali della gang venezuelana Tren de Aragua ma anche normali cittadini come il salvadoregno Kilmar Abrego García, espulso dal Maryland e finito in un carcere di massima sicurezza del Salvador.
Ora secondo il senatore democratico Chris Van Hollen, che lo ha incontrato, l'uomo è stato trasferito in un'altra prigione dove le "condizioni sono migliori", ma "non ha ancora accesso a notizie dal mondo esterno" e non sembra avere alcuna chance di tornare negli Stati Uniti. García ha raccontato a Van Hollen di essere stato arrestato e portato a Baltimora, dove aveva chiesto di poter fare una telefonata, richiesta che gli è stata negata. È stato quindi trasferito in un centro di detenzione in Texas, prima di essere ammanettato, incatenato, fatto salire su un aereo con i finestrini oscurati insieme ad altri deportati, e infine lasciato al famigerato Cecot. Secondo il democratico Trump avrebbe promesso 15 milioni di dollari al Salvador per "ospitare" migranti deportati nelle prigioni locali.
La vicenda legale del gruppo di venezuelani detenuti in Texas va avanti almeno da un mese. Il 15 marzo, il giudice federale di Washington, James Boasberg, - uno che il tycoon ha minacciato di impeachment - aveva bloccato tutte le espulsioni basate sulla legge di guerra, ma l'8 aprile la Corte Suprema ha autorizzato l'amministrazione a usarla precisando, tuttavia, che i migranti devono ricevere una notifica e devono avere la possibilità di far riesaminare il loro caso in un giusto processo. A quel punto venerdì Boasberg è stato costretto ad ammettere agli avvocati della difesa di non poter sospendere le deportazioni, pur essendo preoccupato per le azioni dell'amministrazione, per via della decisione del massimo tribunale che gli negava anche la giurisdizione.
Infine, l'ultimo capitolo, con la Corte Suprema che ha bloccato le deportazioni in seguito a una denuncia dell'associazione American Civil Liberties Union nella quale si sottolineava che uno dei migranti non aveva ricevuto la notifica e a nessuno di loro era stato spiegato che avrebbero potuto fare appello, come invece stabilito dal massimo tribunale l'8 aprile. I giudici conservatori Clarence Thomas e Samuel Alito hanno espresso parere contrario.
Intanto, altre centinaia di proteste anti-Trump si sono svolte in tutti gli Stati Uniti organizzate dal gruppo 50501 (50 proteste, 50 stati, 1 movimento). "Il nostro movimento mostra al mondo che la classe operaia americana non resterà a guardare mentre i plutocrati distruggono le loro istituzioni democratiche e le libertà civili, minando al contempo lo stato di diritto", si legge sul sito web degli organizzatori. Tra gli oltre 400 eventi in tutto il Paese, ci sono stati raduni, proteste e raccolte alimentari. Le prime manifestazioni del movimento 50501 si sono svolte il 5 febbraio, mentre due settimane fa c'è stata un'altra grande mobilitazione contro il presidente denominata 'Hands off' (Giù le mani), culminata in un raduno a Washington.