Manifestanti attaccano case di migranti dopo un tentato stupro, feriti quindici agenti e arresti tra i facinorosi
Torna l'incubo della violenza anti-immigrazione e dei ‘riots’ nel Regno Unito. Stavolta teatro dei disordini è stata la cittadina di Ballymena, in Irlanda del Nord, messa a ferro e fuoco nelle scorse ore da gruppi di manifestanti che hanno preso di mira case abitate da migranti e si sono scontrati con la polizia.
Il tutto sulla scia della furia scatenatasi alla cieca in seguito a un caso di tentato stupro in cui risulterebbero implicati due adolescenti d'origine straniera.
Il bilancio provvisorio racconta di una quindicina di agenti feriti o contusi e di alcuni facinorosi fermati, fra cui un 29enne incriminato per danneggiamenti, turbamento della quiete pubblica e resistenza, nell'ambito di quella che la polizia locale ha bollato come una strumentalizzazione dello sdegno collettivo ad opera di agitatori in preda a "teppismo razzista puro e semplice". Mentre Jim Allister, deputato della destra protestante unionista nordirlandese eletto alla Camera dei Comuni nel collegio di zona, quello della contea di North Antrim, ha denunciato l'accaduto come "molto angosciante", ma non ha mancato di gettare benzina sull'incendio: scagliandosi contro l'emigrazione e contro la vicina Repubblica d'Irlanda, che a suo dire lascerebbe filtrare oltre confine "i clandestini" in Ulster.
I media britannici, da parte loro, richiamano il precedente - ben più esteso - dei tumulti esplosi l'estate scorsa in varie località del Regno in seguito a un eccidio di bambine, accoltellate vicino a Liverpool (Inghilterra del nord) da un 17enne figlio di rifugiati ruandesi. Vicenda che già allora aveva ridato fuoco alle polveri anche in Irlanda del Nord. In questo caso l'innesco è stata la denuncia di aggressione sessuale contro una ragazzina del posto e il successivo arresto nel fine settimana di due teenager comparsi ieri dinanzi al giudice di una corte locale per la convalida del fermo. Sullo sfondo di un clima di emozione e rabbia fra la cittadinanza, degenerato in serata quando s'è saputo che durante l'udienza i difensori dei due sospetti avevano chiesto l'intervento di un'interprete romena.
I disordini dell'altra notte sono sfociati così in una nottata di terrore per la piccola comunità romena locale, fra lanci di oggetti, attacchi a diverse proprietà, finestre mandate in frantumi, porte prese a calci e famiglie con bambini assediate: costrette a barricarsi dove possibile dinanzi al pogrom animato da una frangia più abbrutita di dimostranti. Frangia che ha poi sfidato con bottiglie molotov, vernice, mazze e materiali vari gli stessi agenti, intervenuti in forze per riportare la situazione sotto controllo. Non senza veicoli della pubblica sicurezza dati alle fiamme, come mostrato dalle immagini infernali di roghi e fumo riflesse in alcuni video girati fra le strade di un centro di provincia che in tutto conta poco più di 30.000 abitanti: cittadina alle prese con problemi sociali di povertà e marginalità, oltre che con l'eredità delle violenze interconfessionali del passato. E con fenomeni di migrazione relativamente nuovi.