Estero

Israele attacca gli Houthi in Yemen dopo l'operazione in Qatar

Netanyahu difende le azioni militari e minaccia nuovi interventi contro i rifugi per terroristi

10 settembre 2025
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La dottrina dell'esercito israeliano è quella di colpire il nemico ovunque si trovi. A 24 ore dall'audace attacco a Doha (Qatar), oggi pomeriggio dodici caccia dell'aeronautica militare dello Stato ebraico (Iaf) hanno volato per 2350 chilometri fino in Yemen e attaccato con oltre 30 bombe campi militari, un deposito di carburante e il quartier generale del dipartimento di propaganda degli Houthi, a Sanaa e altre città. Il ministero della sanità yemenita ha riferito un bilancio di almeno 35 morti e 131 feriti.

Nel frattempo, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha risposto alle critiche internazionali dopo l'attacco in Qatar: in un video in inglese ha accusato di ipocrisia i leader mondiali ricordando che è la vigilia dell'11 settembre, data che ricorda la barbarie islamista che ferì l'America. "Gli Stati Uniti diedero la caccia ai terroristi responsabili ovunque si trovassero. In Pakistan, in Afghanistan. Tutti applaudirono. È la stessa cosa che abbiamo fatto noi in Qatar. Il nostro 11 settembre è il 7 ottobre", ha detto.

Nel video ha quindi minacciato di intervenire nuovamente nel paese del Golfo: "Dico a tutte le nazioni che danno rifugio ai terroristi: o li espellete, o li consegnate alla giustizia. Perché se non lo farete, lo faremo noi", ha affermato. In precedenza aveva avuto due lunghi colloqui telefonici con il presidente statunitense Donald Trump.

La giornata di oggi è apparsa particolarmente tesa in Israele. Di ora in ora è trapelato un pessimismo sempre maggiore sulla riuscita del raid contro i leader del movimento islamista Hamas riuniti a Doha. Fonti della sicurezza hanno rilasciato diverse dichiarazioni anonime ai medi nazionali mettendo in dubbio il successo dell'operazione.

Dall'Iran è arrivata una ricostruzione che spiegherebbe come si siano salvati dai missili: era l'ora della preghiera di mezzogiorno, si sono spostati in un'altra stanza della villetta, lasciando i telefoni cellulari nella sala dei negoziati. Circostanza che avrebbe tratto in inganno i servizi segreti israeliani che li collocava erroneamente nella zona dell'edificio presa di mira.

A questo si aggiunga che l'esercito dello Stato ebraico (Idf), volendo evitare danni collaterali, ha direzionato i missili con precisione sul luogo individuato. Tuttavia non ci sono notizie ufficiali da parte di Israele sull'esito dell'attacco, e neppure da parte di Hamas, del Qatar e degli USA.

Solo il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat riporta che due alti funzionari di Hamas sono rimasti feriti nell'attacco, uno in maniera grave. Entrambi sono ricoverati in un ospedale privato sotto stretta sorveglianza.

Nell'operazione a Doha, a 1800 chilometri da Israele, sono stati usati 15 caccia che hanno lanciato dodici missili fuori dallo spazio aereo qatarino, forse dal Golfo. Media internazionali hanno sottolineato, alludendo all'ipotesi che il Qatar fosse informato sul raid, che la difesa aerea di fabbricazione americana non è proprio entrata in azione. E le sirene d'allarme non sono state attivate.

Il primo ministro Mohammed bin Abdulrahman al-Thani ha spiegato che "i radar non hanno rilevato l'arma israeliana", ha parlato di "risposta" e ha affidato a una squadra di avvocati l'incarico di azioni legali contro Netanyahu.

Il presidente israeliano Isaac Herzog in un'intervista al tabloid londinese Daily Mail ha detto che l'obiettivo principale era Khalil al-Hayya, il capo negoziatore di Hamas che "ostacolava un accordo di cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi a Gaza": "Continuava a dire ‘sì, ma’ durante i negoziati". Il primo ministro del Qatar intanto ha spiegato all'emittente televisiva statunitense Cnn che Doha sta ripensando al proprio ruolo di mediatore nei negoziati. A Israele ha fatto sapere di essere indisponibile.

A Gaza nel frattempo l'Idf, dopo un avviso urgente ai residenti, ha raso al suolo la torre Tayba, il quinto edificio a più piani abbattuto negli ultimi giorni. Fonti palestinesi hanno riferito che l'attuale comandante militare di Hamas, Izz al-Din Haddad, ha ordinato ai miliziani di rimanere a Gaza City e di prepararsi a una battaglia di mesi. Altri gruppi jihadisti hanno minacciato di punire i combattenti se avessero lasciato la città. La popolazione invece sta lasciando la città: la stima dell'Idf è che 150'000 residenti si siano già spostati nel sud della Striscia.