Al più tardi nel lontano 1972 con la pubblicazione del Club di Roma “I limiti della crescita” abbiamo appreso che in un pianeta finito una crescita infinita dei consumi e della produzione di rifiuti o sostanze nocive non è in grado di garantire sufficienti basi vitali alle future generazioni. Analogamente all’ambito finanziario, se si vive al di sopra di quanto ci si può permettere ci si indebita. Avere un’economia che vive al di sopra delle sue possibilità ambientali scarica inevitabilmente debiti ambientali sulle future generazioni. Si tratta di un principio fisico semplice che sta alla base dell’iniziativa popolare sulla responsabilità ambientale. A livello scientifico si definiscono 9 limiti planetari fondamentali. Cinque di questi sono stati ripresi dall’iniziativa delle giovani e dei giovani verdi.
Secondo i contrari con l’iniziativa si andrebbe incontro a costi insostenibili per tutte le tipologie di consumi e in particolare per i ceti meno abbienti. Innanzitutto l’iniziativa contiene un articolo che vincola la sua implementazione a criteri sociali. Il carico maggiore dovrà quindi cadere sui redditi molto elevati.
Inoltre è proprio la violazione dei limiti planetari che farà ricadere sulle future generazioni costi insostenibili. Uno studio della Confederazione stima che i costi del mutamento climatico saranno compresi tra 10 e 38 miliardi fino al 2050. Il crollo delle funzioni ecosistemiche legate alla biodiversità si stima che potrebbe portare a costi dal 2050 dell’ordine di 14-16 miliardi all’anno. Il risanamento dalle sostanze chimiche di sintesi persistenti (Pfas) costerebbe 26 miliardi su 20 anni. Investire per cambiare da subito ci permetterà di risparmiare in futuro. Il 6 febbraio votiamo quindi sì all’iniziativa per la responsabilità ambientale.