laR+ I dibattiti

Il Decs sente ma non ascolta

Abbiamo letto con attenzione frammista a stupore la replica del Decs, apparsa su questo giornale, in risposta al nostro pezzo pubblicato sul “Fatto Quotidiano” sabato scorso primo febbraio.

I numeri da noi riportati (“nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado sono attivi complessivamente poco più di 6’000 docenti, di cui 512 sprovvisti delle qualifiche necessarie per l’insegnamento”) sono forniti dallo stesso Decs. Si tratta di dati ufficiali resi pubblici dai media ticinesi (“La Domenica” del 26 maggio 2024 e il “Corriere del Ticino” del 3 settembre 2024) e mai contestati. E fin qui.

Il problema è che il Decs cerca di giustificarsi invocando la legge e le eccezioni alla legge. Come dire, “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Confutare è tutt’altra cosa. Perché non iniziare rinunciando a questa retorica della Lord, un alibi ormai fragile?

Condividiamo con il Decs l’obiettivo di tutela della scuola e in particolare degli allievi. Ma la scuola, i suoi allievi e i docenti vanno ascoltati con attenzione. A questo riguardo, ricordiamo che lo scorso 13 settembre una delegazione di studenti ed ex studenti, accompagnati dal loro legale, hanno incontrato la direttrice del dipartimento per manifestare una situazione di malessere. “Ci hanno sentiti, non ascoltati”: così hanno poi dichiarato (“La Regione” del 29 ottobre 2024). È un po’ come accade con il nostro pezzo: lo hanno scorso ma non letto. Invitiamo il Decs a rileggerci con attenzione.