Le liste nere dei morosi dell’assicurazione malattia sono una misura ingiusta, inefficace e contraria ai principi della nostra Costituzione. Introdotte in alcuni Cantoni svizzeri, tra cui il Ticino (dove sono state sospese durante la pandemia e non ancora reintrodotte), queste liste impediscono ai cittadini in difficoltà economica di accedere alle cure, salvo in caso di emergenza.
Secondo l’articolo 41 della Costituzione federale, “La Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché ogni persona possa beneficiare delle cure sanitarie necessarie per la sua salute”. L’articolo 117a ribadisce inoltre che “tutti devono avere accesso a cure mediche di base sufficienti e di qualità”. Le liste nere vanno palesemente contro questi principi, trasformando il diritto alla salute in un privilegio riservato a chi può permetterselo.
Non è accettabile che chi si trova in difficoltà economica venga privato dell’accesso alle cure di base. Queste misure finiscono per colpire le persone più vulnerabili, tra cui i malati cronici e chi ha redditi bassi, aumentando le disuguaglianze. L’idea alla base delle liste nere è che, sotto la minaccia della sospensione delle prestazioni sanitarie, gli assicurati siano incentivati a saldare i debiti con la cassa malati. Ma la realtà è ben diversa: la maggioranza di chi finisce su queste liste non paga i premi perché non è in grado di farlo, non per mancanza di volontà.
Non solo questa misura non funziona, ma è anche economicamente controproducente. Ritardare cure e trattamenti porta spesso a complicazioni che, a lungo termine, fanno aumentare i costi del sistema sanitario. Intervenire tempestivamente sulle malattie è molto più efficiente ed economicamente sostenibile che aspettare che si aggravino fino a richiedere trattamenti più complessi e costosi. Non a caso, il Consiglio federale si è sempre detto contrario all’istituzione delle liste nere, riconoscendone l’inefficacia e i rischi. Anche la Commissione nazionale d’Etica nel settore della medicina umana (Nek-Cne) ha espresso una forte condanna, sottolineando che questa pratica è contraria ai diritti umani, mina il principio di solidarietà e accresce le discriminazioni sociali.
Nonostante le evidenti criticità, la maggioranza della Commissione sanità e socialità del nostro Cantone sta spingendo affinché il Consiglio di Stato riattivi le liste nere. Questa scelta si inserisce in un contesto già difficile, dopo i recenti tagli ai sussidi per la cassa malati, e rischia di aggravare ulteriormente la precarietà di molte famiglie già allo stremo. Mentre il costo della vita continua ad aumentare e il sistema sanitario si fa sempre più oneroso per i cittadini, la politica sembra voltarsi dall’altra parte. Invece di trovare soluzioni per alleggerire il peso dei premi malattia, si preferisce colpire chi si trova in difficoltà con misure punitive e inefficaci.
È essenziale ribadire che il diritto alla salute non può essere subordinato a logiche amministrative o punitive. La Confederazione e i Cantoni hanno la responsabilità di garantire che nessuno venga escluso dal sistema sanitario. Invece di liste nere, servono soluzioni reali: un rafforzamento dei sussidi per chi non riesce a pagare i premi, un sistema più equo di finanziamento della sanità, basato sulla capacità contributiva, misure di prevenzione e accesso tempestivo alle cure, per ridurre i costi sanitari nel lungo periodo. Le liste nere non sono la risposta. Sono uno strumento vessatorio che punisce i più deboli e che va eliminato una volta per tutte. Il diritto alla salute è un pilastro della nostra società e deve essere difeso con ogni mezzo.