Nella seduta del 22 giugno 2020 il Gran Consiglio aveva accolto all’unanimità l’iniziativa elaborata dell’allora deputato Ghisletta, che chiedeva di completare l’art. 89 cpv. 1 della LPamm, obbligando l’autorità di nomina a procedere con una nuova decisione, laddove il Tribunale amministrativo (Tram) aveva giudicato l’assunzione o la nomina di un dipendente illegittima. Tutti allora convennero che la norma precedentemente in vigore costituiva un ingiustificato deterrente all’accesso alla giustizia, ritenuto che il ricorrente otteneva una “vittoria di Pirro”, poiché priva di qualsiasi carattere sanzionatorio. Infatti, il dipendente nominato illecitamente, restava in carica. All’unanimità questo gremio conveniva che lo scopo dell’allora iniziativa era quello di regolare meglio “il controllo giudiziario” sulle assunzioni e sulle nomine.
Le motivazioni del governo di voler ripristinare, dopo nemmeno 2 anni, la norma precedentemente in vigore, non hanno convinto la Commissione giustizia e diritti. Il Rapporto di minoranza sostenuto dall’Udc, era teso a mantenere il carattere sanzionatorio della norma, e mirava a confermare lo status quo, ritenuto che già attualmente l’autorità di nomina ha un tale potere di apprezzamento, che per il ricorrente è un percorso in salita ottenere giustizia. Il Rapporto di maggioranza, seppur confermando il carattere sanzionatorio, proponeva invece di restringere in modo ingiustificato le possibilità di ricorrere, penalizzando ulteriormente il ricorrente. Infatti, pretendere di circoscrivere il gravame a motivi discriminatori legati al sesso, allo stato civile o all’origine, è riduttivo e squalificante. Questo significa che al candidato non prescelto è totalmente precluso poter ricorrere perché è più qualificato o ha più esperienza del candidato prescelto. Questi motivi devono invece essere alla base dei ricorsi, poiché lo Stato ha l’obbligo di garantire che i funzionari in carica siano i più idonei a ricoprire la loro funzione! La motivazione secondo cui la norma attuale crea ritardi in caso di ricorsi contro una nomina, è fuorviamene, poiché è inimmaginabile credere che l’amministrazione pubblica venga paralizzata. Infatti, ci saranno pur dei vice o dei collaboratori in grado di svolgere il lavoro, senza contare che dal 2021 ad oggi ci sono state 600 nuove assunzioni! Mediante l’accoglimento del Rapporto di maggioranza il Gran Consiglio ha dunque messo a tacere il controllo giudiziario sulle nomine, ritenuto fino a ieri essenziale dal legislativo. Fatto preoccupante in uno Stato di diritto.