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È carnevale, tra esami, nomine e Pestalozzi

Sono giorni di carnevale, anche se si dice spesso che ormai lo è tutto l’anno. Di esempi che dimostrano tale amplificazione ce ne sono a mandrie; io mi concentro su alcuni argomenti d’attualità in ambito scolastico e formativo.

Il primo è il più che opportuno dietrofront di Berna sull’infausta decisione di abolire l’esame scritto di cultura generale a fine apprendistato. Questa scelta, fortunatamente rivista, è figlia della deleteria tendenza di togliere le difficoltà nei vari ordini di scuola. Essa si ripercuote sui giovani, che si vedono privati degli indispensabili ostacoli che creano anticorpi, autostima, consapevolezza e che forgiano il carattere, il dovere di impegnarsi per lo sviluppo della propria personalità. La levata di scudi sollevata a livello federale, ma pure in Ticino, soprattutto dal Plr, ha permesso di mettere i puntini sulle i ed evitare di (ulteriormente) ammorbidire la crescita dei giovani: le conseguenze non potevano che essere negative, con persone che crescono nella fragilità e che si arrendono alla prima anche minima difficoltà.

E che dire dell’annullamento da parte del Tribunale cantonale amministrativo delle nomine dei due neoassunti capiufficio alla Sezione dell’insegnamento medio superiore in seno al Decs? Imbarazz, tremendo imbarazzo, dicevano alla Palmita, trasmissione satirica degli Anni 90. Imbarazzo per l’assunzione di due persone sicuramente di qualità ma senza le necessarie competenze nel settore scolastico in oggetto e altresì carenti di una solida esperienza gestionale e di conduzione. Ma pure per l’inusuale nomina in job sharing. La tendenza a promuovere le “direzioni collegiali” è inopportuna perché tende a delegittimare e deresponsabilizzare. Questo principio, fra l’altro, era presente anche nella Nuova Legge della Scuola dell’obbligo, poi opportunamente ritirata dal Governo; mi auguro pertanto che non venga riproposto nel nuovo disegno legislativo, attualmente in fase di elaborazione.

Sono due temi, insomma, che avevano preso una brutta piega, ma che fortunatamente starebbero rientrando nei binari del buon senso e del merito.

La scuola è peraltro sempre più in difficoltà anche a seguito di decisioni e/o iniziative che nascono proprio dal Decs, grazie inoltre all’assenza di uno spirito critico all’interno del mondo della scuola. Un esempio di strada da seguire, invece, lo abbiamo avuto settimana scorsa in Gran Consiglio, allorquando il deputato Bixio Caprara ha preso brevemente la parola nella sua ultima seduta parlamentare. Un collega, Bixio, che mancherà a tutti, per la serietà e la competenza che ha sempre dimostrato. Ebbene, Caprara ha citato Johann Heinrich Pestalozzi, pedagogista di spicco nell’Ottocento, e in particolare il suo invito ad “agire con il cuore, la mano e la testa”. Troppo spesso, oggi, non sono riconosciute queste fondamentali prerogative e, soprattutto, non vengono messe in gioco in ottica sistemica. Sono proprio il cuore (cioè la relazione, la passione, la solidarietà) e la mano (ossia il fare, la concretezza, l’impegno) che dobbiamo recuperare (anche) a scuola, troppo sacrificate da tante teorie e “parole, parole, parole” (grazie Mina) che affogano nel pedagogiche se lontane dalla quotidianità dell’aula e che – come scrivevo nel 2024 – hanno contribuito a elefantizzare la scuola. Con i disagi che poi ne derivano e aumentano in tutte le sue componenti. Questo non significa dimenticarsi del cervello pestalozziano (che io intendo come riflessione, conoscenza, spirito critico), sia chiaro: ma evitare che prenda il sopravvento sulle altre componenti che contribuiscono – in modo complementare – a formare il cittadino di domani.

L’insegnamento e la saggezza di Pestalozzi sarebbero quindi più che mai attuali e da applicare giornalmente. Servirebbero (pure) per riacquisire un valore essenziale nel mondo della scuola, ossia l’autorevolezza; prerogativa perlomeno traballante, anche se siamo a carnevale, negli esempi testé citati