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Censura e dipendenza: ‘I Professori sono i nemici!’

“Se vogliamo fare qualcosa per il nostro Paese, dobbiamo attaccare sinceramente e aggressivamente le Università. I professori sono i nemici!”. La frase – che sa, non troppo vagamente, di “Rogo dei Libri – è dell’Ineffabile e “illuminato” vicepresidente americano JD Vance. L’azione è del fantastico Presidente che gli americani si sono dati e che hanno regalato al mondo.

Non è la prima volta che la censura fa capolino nei secoli, dal Medioevo al Moderno e oltre se pensiamo ai libri bruciati sulle pubbliche strade, ultimo esempio eclatante quello del 10 maggio 1933 a Berlino a opera dei nazisti. Le conseguenze sono sempre state della massima tragicità. Prendendosela adesso con le Università e con i professori – che sarebbero i nemici – il potere americano segnala chiaramente di voler colpire i luoghi del sapere. Infatti sapere è sempre stato pericoloso per le autocrazie. Il popolo deve essere costretto all’ignoranza. Non deve sapere e soprattutto non deve parlare e il potere americano, per raggiungere questo obiettivo e in mancanza di argomenti, viene esercitato tramite la soppressione delle sovvenzioni statali alle Università e la demonizzazione di chi il sapere lo insegna. Non solo in America ma anche in Europa dato che le Università europee beneficiavano di contributi americani alla ricerca e risultano ora penalizzate.

Questo insegna anche quanto la dipendenza sia pericolosa. Certo, in un modo o nell’altro, gli individui dipendono sempre da altri individui. Sarebbe però saggio pensare anche alle conseguenze che derivano dalla dipendenza. In questo caso significa che dovremmo prevedere che il cambiamento a livello governativo, soprattutto in Stati dove la libertà paradossalmente può tramutarsi solo nella legge del più forte e sovvertire ogni e qualsiasi principio, può danneggiare valori importanti quali possono essere quelli del progresso scientifico che serve al mondo.

Niente di paragonabile però a quel che sta succedendo altrove! Viviamo ormai in un mondo che con Trump e simili, galvanizza i peggiori della terra. Così gli eccidi di militari e di popolazione civile – comprese scuole e ospedali – che erano già in atto, non solo hanno acquistato nuovo vigore, ma stanno anche “legalizzando” in una sorta di infame riabilitazione i crimini più efferati.

E noi che facciamo? Dobbiamo guardare, non guardare, diventare statue del tempo, rassegnarci, “arrangiare” il nostro pensiero e la nostra coscienza, plasmare la nostra critica alle nuove situazioni, ai nuovi e vecchi padroni? Cosa possiamo fare se lo chiede anche Roberto Antonini su questo giornale (edizione 24 marzo) auspicando perlomeno piccole ribellioni e citando la supplica, degna di tutta la nostra lode, di Armando Dadò alle consigliere e ai consiglieri del Consiglio agli Stati, in favore di Unrwa. Incomprensibile mossa da parte di Berna in questo caso.

Sì, facciamo tutte le ribellioni possibili nel nostro piccolo, senza dimenticare però di urlare in grande.