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Sì alla pace, ma quale pace?

(Keystone)

“Voi, in Ucraina, perché non volete la pace?”. Risposta da parte di una madre ucraina, espressa in occasione di un recente dibattito: “Voi parlate di pace stando seduti nella poltrona della vostra bella casa. Ma se la vostra famiglia abitasse in Ucraina, sapete quale sarebbe la pace dell’armata russa?". Lo dimostra il massacro di Bucha nel febbraio 2022, perpetrato da diverse unità dell’armata russa, assassinii e torture per uomini, stupri sistematici delle donne, deportazione dei bambini (a questo proposito, Trump ha interrotto il tracciamento dei circa 30’000 bambini sottratti alle famiglie e deportati in Russia).

Altrettanto agghiaccianti sono le testimonianze da parte delle persone che sono state deportate in base ai loro interrogatori nei cosiddetti “campi di filtraggio”, organizzati dall’armata russa nelle zone occupate in Ucraina. Si può quindi ben capire la corsa al riarmo da parte dei Paesi che hanno già subìto le occupazioni russe, come la Finlandia e i Paesi Baltici (tra il 1944 e il 1953: 50’000 partigiani baltici sono stati ammazzati, 500’000 civili baltici sono stati deportati in Siberia). È anche questa la ragione per la quale la comunità internazionale ha ritenuto necessario associare alla parola “pace” anche la parola “giustizia” all’obiettivo numero 16 dei cosiddetti “Obiettivi di sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite, destinati a promuovere la pace, la giustizia e le istituzioni efficaci.

Nie wieder! Plus jamais ça! Questa era la sola risposta possibile da parte della comunità internazionale alle barbarie del nazismo: anzitutto la quarta Convenzione di Ginevra del 1949, rafforzata grazie al suo protocollo addizionale del 1967 per costituire il nucleo del diritto internazionale umanitario, la cui importanza è stata appena proclamata nell’appello del comitato internazionale della Croce Rossa del 6 febbraio 2025, assistito parallelamente dagli ordini di arresto emanati da parte della Corte penale internazionale a causa della violazione sistematica non soltanto in Ucraina, ma in particolare anche a Gaza e nel Libano, del divieto di rappresaglie contro i civili, di punizioni collettive, di deportazione e trasferimento forzato della popolazione civile, dell’installazione della propria popolazione sul territorio occupato, degli attacchi contro i civili, ospedali e scuole, del divieto di saccheggio delle risorse naturali e dei beni culturali e del divieto di persecuzione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti.

Jus in bello: regole umanitarie anche durante la guerra. I pacifisti devono adoperarsi a favore del riarmo morale: promuovere la raccomandazione dell’Unesco sull’educazione per la pace, i diritti dell’uomo e lo sviluppo sostenibile, adottata dai 194 Stati membri il 27 novembre 2023, formulando i 14 principi direttivi per una revisione globale di tutti gli aspetti dei sistemi educativi, da applicarsi a tutti gli attori dell’educazione. Elementi chiave della raccomandazione Unesco: nuova concezione della pace, educazione allo sviluppo sostenibile, educazione alla cittadinanza mondiale, parità di genere nell’educazione, educazione nell’era digitale. Negli atlanti di geografia, a fianco dell’indicazione del Prodotto interno lordo (Pil), aggiungere anche gli indicatori della sofferenza cagionata dai regimi autoritari o dittatoriali, valutando le violazioni dei diritti umani, la repressione politica e la violenza di Stato (per esempio gli indici degli Stati fragili / Fsi; indici del terrorismo politico / Pts; indici della libertà nel mondo / Fiw; indici di democrazia / Di).

Quando nei manuali di storia verranno menzionati gli studi sul numero di vittime e di sofferenze cagionate anche alla popolazione francese a causa delle guerre condotte da Napoleone, oppure finalmente enumerati e qualificati i genocidi compiuti da Alessandro Magno e dall’Impero Romano, comparandoli ai genocidi della nostra epoca: Namibia, Armenia, Cambogia, Guatemala, Bosnia-Erzegovina, Ruanda, Darfur, Tibet, Xinjiang? Potrebbe essere il modo serio per celebrare l’anniversario degli 80 anni della fondazione delle Nazioni Unite, il prossimo 24 ottobre 2025.

Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’