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Resistere al pericolo della disgregazione

(Ti-Press)

Il 5 maggio 1949 è stato fondato a Londra il Consiglio d’Europa (Cde), organizzazione internazionale i cui scopi sono promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali. Gli Stati fondatori furono dieci, la Svizzera ne fa parte dal 6 maggio 1963. Oggi sono 46 gli Stati membri del Cde, la sua sede è Strasburgo, la vera capitale del nostro continente. Questa organizzazione è stata istituita per evitare che le atrocità della Seconda guerra mondiale si ripetessero. Il suo segretario generale è, dallo scorso anno, il già ministro svizzero Alain Berset. Ricordo che il Cde non va confuso e assimilato all’Unione europea, che conta 27 membri, di cui non fa però parte la Svizzera. La garanzia del primato del diritto e la tutela dei diritti dell’uomo sono i capisaldi del suo agire, in particolare con l’applicazione costante e rigorosa della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, siglata a Roma il 4 novembre 1950. La Corte europea ne è la nobile custode, alla quale può rivolgersi qualsiasi cittadino residente nei 46 Stati membri per eventuali violazioni delle libertà individuali, garantite pure dalla Costituzione svizzera del 1848. Il Cde svolge anche un ruolo fondamentale nel combattere il crimine organizzato, il traffico di esseri umani e il terrorismo. È utile ricordare che le Convenzioni internazionali tra gli Stati membri e con i terzi vanno ratificate da ogni membro, dunque pure dal parlamento svizzero, garantendo così il referendum facoltativo. Ricordo con immenso piacere il risultato della votazione del novembre 2018 sull’iniziativa della destra nazional-populista denominata “contro i giudici stranieri”, bocciata dal popolo e da tutti i Cantoni, Ticino incluso.

Il nostro Continente è sempre più accerchiato e minacciato in vari modi da potenze neocolonialiste quali la Cina comunista, la Russia, gli Usa di Trump e dintorni, l’India, la Turchia, alcuni Paesi arabi, dalla nuova organizzazione denominata Brics, sia militarmente sia economicamente, sia finanziariamente, sia culturalmente. Loro sono single – noi in 46 –, sono con varie sfumature liberticidi, senza rispetto dei diritti umani e della separazione dei poteri. L’influenza dei loro dirigenti sulle elezioni negli Stati europei è sempre più intensa, frequente e devastante pure tramite l’uso dell’IA, vero flagello per il futuro di noi tutti, delle nostre libertà, come pure i finanziamenti occulti a certi partiti che dovrebbero essere banditi dai percorsi democratici.

La nostra Europa deve essere sovrana e solidale come lo è stata durante la pandemia di Covid. Come lo è, con molta fatica, con l’aggredita Ucraina. Altrimenti rischia con il dilagare dei partiti nazional-populisti la disgregazione, la morte e nuove guerre. Il nostro sano social-liberalismo deve resistere senza risparmiarsi, senza calcoli di opportunità “politica”, usando con indispensabile onestà intellettuale i nobili strumenti della democrazia, libertà di stampa in primis, nel rispetto formale e sostanziale delle libertà individuali, della solidarietà, dell’umanesimo.

La giustizia deve avere gli strumenti per agire con efficacia nei confronti di tutti coloro che insidiano i principi ereditati dalla Grecia antica, la Svizzera dovrebbe finalmente dotarsi della Corte costituzionale competente per valutare la compatibilità delle leggi con la Costituzione. Tutti noi dobbiamo agire quotidianamente con il coraggio dei Giusti, per ridare ai principi fondanti del Cde e dell’Ue il contenuto che abbiamo ereditato pure da coloro che hanno dato e danno la vita per la libertà e per la giustizia, nel rispetto della lettera e dello spirito del Manifesto di Ventotene (per un’Europa libera e unita) del 1941.