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Una bugia viaggia per mezzo mondo

“Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo, mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”, (Winston Churchill). La recente opinione “I fatti cancellati”, pubblicata il 29 aprile, ne è un esempio lampante. In risposta all’articolo del sottoscritto (“Chi cancella i fatti semina odio”), l’autore tenta di ribaltare la realtà, difendendo tesi che, sotto un velo di pseudo-analisi storica, finiscono per giustificare l’odio contro Israele. L’autore sostiene che il ritiro di Israele da Gaza nel 2005 non sia stato un reale gesto di pace, ma un cinico calcolo politico. Eppure ignora fatti documentati: Israele ha evacuato 21 insediamenti, forzando circa 8’500 cittadini israeliani ad abbandonare le loro case, affrontando una crisi nazionale profonda. La Striscia di Gaza fu liberata da ogni presenza israeliana, senza condizioni, nella speranza di aprire la strada a un futuro di convivenza. In cambio Israele ha ricevuto oltre 20’000 razzi lanciati contro i suoi civili. Non un “atto di resistenza”, ma una campagna terroristica deliberata. L’autore ripete inoltre una narrazione distorta secondo cui Gaza sarebbe ancora “occupata”. Una falsità facilmente smentita: Gaza ha anche un confine con l’Egitto (Rafah) e l’isolamento è frutto non di un “assedio israeliano”, ma del comportamento di Hamas, che ha trasformato Gaza in una base militare ostile. Non sorprende che persino l’Egitto mantenga restrizioni. Minimizzare il lancio di migliaia di razzi solo perché “hanno provocato poche vittime” è un insulto all’intelligenza e alla dignità umana. Se Israele conta poche vittime, è solo grazie a investimenti giganteschi in sistemi di difesa come Iron Dome, non per la mancanza di volontà distruttiva di Hamas. Questa realtà si è mostrata nella sua crudezza il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha compiuto uno dei massacri più feroci della storia recente: 1’200 civili israeliani massacrati brutalmente, donne stuprate, bambini arsi vivi, famiglie intere sterminate. Una barbarie, che nessun contesto politico o sociale può giustificare. Purtroppo la mentalità che giustifica la violenza contro Israele è la stessa che ha portato in Europa a decine di attentati islamisti, da Parigi a Nizza, da Bruxelles a Berlino, da Londra a Vienna. Centinaia di innocenti sono stati assassinati in nome di un’ideologia dell’odio che rifiuta la libertà, la convivenza e la dignità umana. Chi minimizza o “contestualizza” questi crimini non è complice solo di menzogne, ma è complice morale dell’odio che uccide. Gravissimo è poi il tentativo di giustificare la violenza come risposta a una presunta “disperazione”; nessuna causa, per quanto dolorosa, giustifica il massacro di civili, il terrorismo o la distruzione come programma politico. La verità che si omette sistematicamente è che Hamas, nel suo statuto fondativo, invoca apertamente la distruzione di Israele e l’uccisione degli ebrei, non la convivenza. Israele non è perfetto e, come ogni democrazia, deve essere soggetto a critiche. Ma deve essere giudicato sui fatti, non attraverso il prisma di narrazioni ideologiche che cancellano la realtà. Quando si manipolano i dati storici e si ignora la natura terroristica dei propri interlocutori, non si promuove la pace, ma si seminano solo odio e divisione. In questo mare di menzogne ricordiamo che la verità, anche se più lenta, alla fine arriva. E a chi preferisce le scorciatoie dell’odio rispondiamo con i fatti, la storia e la responsabilità morale.