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Dal 7 ottobre una guerra contro Israele

16 maggio 2025
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Come quando Israele entrò a Rafah, l’anno scorso, la nuova strategia delle forze armate israeliane per sconfiggere i terroristi di Hamas a Gaza ha suscitato commenti violentissimi dei media italiani. C’è chi ha parlato di “ferocia di Israele” che “nega ai palestinesi il sogno del ritorno” (Malcangi sulla “Stampa”), chi parla di “invasione massiccia” e “occupazione” (Frattini sul “Corriere”). In rete si ripropongono le solite accuse di “genocidio palestinese”. La realtà è molto diversa.

Il 7 ottobre è stato l’inizio di una guerra contro Israele. Ai terroristi di Gaza si sono uniti poi Hezbollah, Houthi, forze in Siria e in Iraq, tutti controllati dall’Iran. Lo Stato ebraico ha risposto badando a salvaguardare la popolazione civile e a non esporre troppo i propri militari. Ha colpito combattenti terroristi, depositi di armi, centri di comando e controllo (spesso nascosti sotto ospedali, moschee e scuole), mezzi di collegamento, lanciamissili, ha occupato stabilmente solo i bordi di Gaza, e poi uno o due corridoi trasversali a Gaza, per mettere in sicurezza le comunità della cintura e impedire il contrabbando d’armi con l’Egitto. Il resto della Striscia è stato investito da veloci operazioni di penetrazione, distruzione dell’infrastruttura nemica e ritiro.

In una guerra normale, una condizione del genere porta alla resa e alla pace, perché le forze armate si sentono parte del Paese e vogliono impedire che esso subisca danni ulteriori e inutili. Non è così a Gaza. Le ragioni sono tre. La prima è che i terroristi dispongono ancora di un’arma terribile, i rapiti israeliani. La seconda è che hanno molti appoggi internazionali militari e politici, Iran, Houthi, (Russia e Cina?), Unione europea, Onu, e le sinistre di tutto il mondo. E poi, i terroristi, combattono una guerriglia legata alla propria missione e non al benessere del proprio popolo.
Di fronte a questa situazione Israele è costretto a perseguire la distruzione completa di Hamas e degli altri movimenti terroristici di Gaza. Il solo modo di farlo è la presa completa del controllo dell’intera Striscia, non per l’ambizione di impadronirsene ma per imporre quella pace che altrimenti non sarebbe possibile, colpendo il meno possibile i civili e distribuendo i soccorsi necessari in maniera che essi non finiscano in mano ai terroristi, com’è accaduto finora.

Non è una strategia “crudele”, è la stessa che ha portato gli Alleati a risalire faticosamente l’Italia e a occupare con durissime battaglie tutto il territorio tedesco prima di concludere la Seconda Guerra Mondiale. È un modo di combattere che costa molte vite anche all’esercito liberatore, che richiede tempo e sforzi.