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Cosa avrebbe fatto Livio Vacchini?

Avrebbe trovato una soluzione per uno schermo del Festival corrispondente alle nuove tecnologie, non si sarebbe attaccato nostalgicamente al suo progetto

(Ti-Press)

Trovo giusto in sé difendere il progetto di Vacchini, era il mio maestro. Mi sta molto a cuore, si sa. Ha avuto un’intuizione geniale e il successo di Piazza Grande al Festival gli deve molto. Va rispettato.

Ma sono anche sicuro che Livio fosse un uomo della contemporaneità. Penso che nel 2025 avrebbe trovato una soluzione corrispondente alle nuove tecnologie, non si sarebbe certo attaccato nostalgicamente al suo geniale progetto-oggetto di 50 anni fa. Il suo concetto per la piazza è spaziale, non si limita al disegno di oggetti in sé. L’installazione immaginata nel 1971 era e sempre sarà una struttura temporanea, che aveva inserita nella sua natura la potenzialità di trasformarsi. La cabina di proiezione originale – la combinazione di due vasche da piscina – è stata infatti sostituita da una nuova struttura simile: il Festival non se ne è accorto e non ne ha sofferto. Anche lo schermo non è più “l’originale” del 1971, ma una sua estensione, una modifica che si è adattata all’evoluzione del tempo. Un nuovo schermo al posto di quello di Vacchini? Me lo posso immaginare. Sono convinto che ci si possa rinnovare se lo si fa con testa e che si possa progettare un nuovo schermo adatto al 2025, al futuro, purché sia un progetto forte e bello che contribuisca all’immagine del Festival e della Piazza Grande. Non conosciamo ancora il nuovo progetto dello schermo, probabilmente non reggerà il confronto con quello di Vacchini, anche se auspichiamo tutti che sia vicino all’originale, al suo spirito innovativo. E poi, perché no, si troverà una soluzione migliore, progettata insieme a un architetto valido del giorno d’oggi, grazie a un concorso? Si troverà – come promesso all’assemblea del Festival – un altro senso e un’altra location per quella struttura storica ma effimera? Una collocazione geniale e un’operazione di riuso contemporaneo: lo possiamo escludere a priori? Non credo. Fondamentale è prioritario fare in modo che il Festival possa restare vivo e vegeto ancora a lungo e soprattutto possa restare a Locarno, malgrado le difficoltà dovute alla situazione finanziaria e la logistica inadatta. Invece di mettere in difficoltà la manifestazione, non da ultimo con un palazzetto Fevi da tempo non più in grado di tenere il passo, occorrerebbe che la cultura e la cittadinanza facessero quadrato intorno alla manifestazione culturale più importante del cantone, e coralmente dessero una mano affinché possa evolvere nella giusta direzione.