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Aet fra kWh e banane

(Ti-Press)

Sembra si stiano ultimando le manovre per la designazione del nuovo presidente dell’Azienda elettrica ticinese (Aet). C’è chi afferma che nel passato il Consiglio di amministrazione di Aet era un “cimitero di dinosauri”, nel senso che costituiva l’ultima dimora politica per ex consiglieri di Stato e consiglieri nazionali in fine di carriera. In realtà la situazione è peggiorata nell’ultimo decennio, se si pensa che generalmente i dinosauri sono stati sostituiti da lucertoline, prive di esperienza oltre agli esecutivi comunali e organi di partito. L’articolo 9 della legge Aet – che afferma: “Criteri determinanti per la nomina nel Consiglio di amministrazione sono… la formazione, le competenze e le esperienze professionali specifiche nel campo energetico o in materia di gestione economico-aziendale…” – è purtroppo stato disatteso in alcuni casi. Oggigiorno, il governo cantonale sarebbe disposto a prolungare al di là dei limiti previsti dalla legge il mandato a quasi ottantenni privi di un qualsiasi valore aggiunto nel campo energetico e aziendale, per venire incontro a una direzione che desidera poter contare su amministratori di comodo. In un cantone dove giovani professionisti di grande valore potrebbero offrire un importante contributo a un’azienda confrontata con un mercato complesso e a dei rischi rilevanti, Aet opta per i profili creati dal piccolo clientelismo locale.

Una breve carrellata sulle persone che hanno presieduto ai destini dell’azienda cantonale permette di fare un po’ di luce su delle scelte che da sempre riposano sul binomio “conflitto-compromesso” fra partiti. Guglielmo Canevascini, consigliere di Stato, assume la presidenza nel 1958, all’epoca del connubio fra socialisti (il suo partito) e liberali. Nel 1965 gli succede Fernando Pedrini, ex giudice federale, che il suo partito (liberale) inviò a Losanna per sbarazzarsi di una persona troppo intelligente per il Canton Ticino. La cantonalizzazione delle acque deve molto alla sua lungimiranza e azione. A un socialista e a un liberale succede inevitabilmente un conservatore, Alberto Stefani, ex consigliere di Stato, consigliere agli Stati, notabile locale per eccellenza. L’ex granconsigliere e consigliere nazionale liberale-radicale Sergio Salvioni assume le redini dell’azienda dal 1989 al 1997. Possiede una conoscenza approfondita del settore ed è conosciuto per le sue prese di posizione molto critiche verso le aziende di distribuzione e la stessa Aet (diretta dall’ing. Luigi Sciaroni). Tuttavia, non riesce a incidere significativamente sulla strategia dell’azienda cantonale. Gli succede Paolo Rossi, grazie a un grande prestigiatore, Renzo Respini, ex consigliere di Stato popolare-democratico, che a sorpresa lo propone per questa carica ritirando la sua candidatura e mettendo fuori gioco il suo rivale liberale-radicale Carlito Ferrari. Tre anni più tardi, l’ex socialista Rossi prende la direzione e il liberale-radicale Mauro Dell’Ambrogio la presidenza di Aet. Di quest’ultimo Salvioni disse che è “una Lamborghini senza freno”. Il suo percorso è infatti fuori dal comune, il tandem Dell’Ambrogio-Rossi riesce a mettere l’azienda sui binari dell’ormai inevitabile riorganizzazione dei mercati, ma alcune iniziative si rivelano eccessivamente ambiziose. Nel 2007, il Consiglio di amministrazione sceglie il popolare-democratico Fausto Leidi quale nuovo presidente, per le sue doti di conciliatore, in un momento in cui i conflitti politici, aggravati dalla figura del neodirettore Reto Brunett, stanno travolgendo l’azienda. L’ing. Brunett verrà sostituito dagli attuali dirigenti.

L’attuale presidente, Giovanni Leonardi, a cavallo fra Centro, Lega e Udc, è stato il boss di Alpiq fino alla decisione di abbandonare il nucleare. Contestato dai Verdi, criticato dalla stampa d’oltre Gottardo per lo stato quasi fallimentare in cui si è ritrovata Alpiq all’indomani del cambio di dirigenza, possiede indiscutibilmente le competenze e l’esperienza necessarie. I problemi che ha conosciuto Alpiq dopo la sua partenza, così come Aet dopo la partenza di Dell’Ambrogio e Rossi, devono essere contestualizzati tenendo conto della svolta energetica di quegli anni.

In attesa di conoscere il nome della nuova o del nuovo presidente, il mio augurio è che Consiglio di Stato e vertice dell’azienda rispettino rigorosamente l’articolo 9 della legge Aet, dimostrando a tutte le cittadine e a tutti i cittadini del cantone che non viviamo in una repubblica delle banane.