Recentemente la sezione della Svizzera italiana dell’associazione mantello Cooperative d’abitazione Svizzera ha organizzato un’interessante serata dal titolo ‘Stalingrado a Bellinzona, com’era verde il mio quartiere’. Una chiacchierata fra il giornalista Michele Fazioli e i suoi ospiti, con storia e testimonianze su un quartiere progettato nel 1943 da Augusto Jäggli (eccellente architetto, allora giovanissimo, 32 anni) su incarico della Cooperativa Costruzioni Bellinzona. Auditorio di BancaStato gremito, a testimonianza di una memoria profonda.
Tanti bei ricordi e, purtroppo, troppa nostalgia che impedisce di vivere l’attualità, di capire la realtà. Forse quelle casette (‘Stallin’, diceva qualcuno) dotate di piccolo giardino, vagamente ‘nazional popolari’ o ‘nazional socialiste’, per ferrovieri operai segregati nell’allora aperta campagna, erano già obsolete allora. Intanto sono passati più di 80 anni! Dopo un dato periodo i locatari hanno potuto acquisire la proprietà, molti ne hanno approfittato per venderla. Della Cooperativa d’abitazione rimane ben poco.
Nel frattempo la maggior parte delle casette è stata ingrandita e spesso deturpata, non hanno più nessun valore architettonico, solo il terreno ha incrementato il valore. Rimane anche un valore urbanistico perché quelle tre strade ortogonali rappresentano, oggi, l’unico elemento di ordine nell’area a nord del viale Motta; area che definisco ‘periferia cancerogena’ (non necessariamente perché ti procura tumori, è ancora da dimostrare, ma perché si sviluppa come un cancro). La via Ai Mulini insisteva su un antico percorso – come altri è stato privatizzato – che collegava alcuni rustici a nord con l’attuale entrata al Bagno pubblico.
Oggi è il momento giusto per ricostituire la Cooperativa d’abitazione. Si devono sostituire le vecchie casette con nuovi edifici, contigui, di quattro o cinque piani, lungo le tre strade ortogonali (via ai Mulini, via al Ramone e via Motto di Mornera). Edifici che ridefiniscano lo spazio pubblico (strade e piazze) riservato a pedoni e ciclisti, con portici e contenuti non necessariamente abitativi al piano terra. In questo modo l’attuale piazzetta Maria Amadini, che oggi è poco più che un verde per cani, diventerà una vera piazza, l’unica fuori dal centro medievale e ottocentesco. Le automobili sarebbero concentrate nella parte nord, al piano terra, tra la via Ai Mulini e via Al Ramone, con accesso da via Gesero. Ci sono i mezzi finanziari per questa importante operazione. Diamoci da fare!