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I cittadini scelgano i loro governanti

In Ticino, ogni quattro anni ripetiamo lo stesso rituale che oramai appare vagamente patetico: andiamo a votare convinti di scegliere i nostri governanti, solo per scoprire che stiamo suonando uno spartito deciso nelle segrete stanze dei partiti. Mettiamo la crocetta con passione e non riusciamo a capire perché il governo che abbiamo, teoricamente, eletto non ci somiglia, non funziona, non si interessa a noi, le cittadine e i cittadini di questo Cantone.

In Ticino, per l’elezione del governo e dei municipi, vige un sistema elettorale “proporzionale”. È un caso unico in Svizzera, una vera perla di assurdità. E in effetti, non l’abbiamo scelta noi ticinesi, no, ci è stata imposta dalla Berna federale. Voti un candidato ma il tuo voto conta pochissimo. Sono infatti i voti di partito a contare. Chi si limita a gettare la scheda nell’urna senza modifiche pesa più del cittadino consapevole che ha tenuto d’occhio il governo per quattro anni e sceglie di dare un giudizio politico sui membri di quel governo.

Risultato? Entrano in Consiglio di Stato mezze figure con votazioni spesso mediocri al netto delle schede di partito mentre talenti veri e figure profilate restano fuori perché non sostenuti dai potenti apparati dei partiti cosiddetti storici. È come se il nostro voto fosse un suggerimento gentile, non un ordine.

Così, al governo finiscono “nominati” più che eletti, protetti da un meccanismo che garantisce il “posto fisso” alla Checco Zalone: inamovibili, comodi nella loro poltroncina pubblica, incuranti di performance spesso scadenti. Il sistema li blinda come se fossero in un bunker. E i problemi montano: politici pietrificati, decisioni rimandate all'infinito, un Cantone paralizzato senza idee fresche o coraggio per cambiare.

Guardate gli ultimi mesi: la crisi della magistratura ticinese continua a ribollire, con la “bufera” che ha portato alla destituzione di giudici e nessuno in governo che si assume una briciola di responsabilità; tutti a fingersi innocenti mentre il sistema giudiziario affonda. O il disastro al Decs, dove nomine scolastiche sono state cancellate dai tribunali causando sconcerto nelle scuole, con interpellanze parlamentari che gridano all’instabilità, ma i vertici restano sereni nel loro fortino. E che dire dell’ultima vicenda delle cariche “scambiate” tra consigli di amministrazione dell’ente ospedaliero, società sanitarie e magistratura? Un altro esempio di impunità, dove errori clamorosi non mettono a rischio il posto di nessuno dei nostri governanti. Dal parlamento i partiti di riferimento di quei consiglieri di Stato fingono di sparare loro addosso senza porsi minimamente il dubbio di essere complici in quanto sono loro ad averceli messi. E soprattutto in quanto sono loro che li ricandideranno e li faranno rieleggere.

Intanto i Checco Zalone del governo ticinese si godono il posto fisso. L’unico posto di lavoro che il governo ticinese salva davvero in Ticino è quello dei propri cinque membri.

La sfiducia dilaga: cittadini che fuggono dalla politica o esplodono di rabbia, vedendo un futuro incerto mentre i consiglieri di Stato a palazzo chiacchierano di arrocchi, lontani anni luce dai problemi reali. È la morte lenta della democrazia: governi muti con la gente, perché non devono ascoltarla. Si auto-congratulano, difendendo arrocchi di potere come fossero club privati.

La cura? Semplice: sistema maggioritario. I cinque più votati in governo entrano, punto. Niente trucchi partitici. I politici tornerebbero tra noi, a sudare soluzioni vere, rispondendo ai cittadini, non ai boss di partito. Una rivoluzione soft, ma vitale: aria pulita per la politica ticinese. Non è un salto nel buio, come sembrerebbero farci credere i commenti del consigliere di Stato Christian Vitta o del politologo Oscar Mazzoleni. È il sistema in auge in tutti i cantoni svizzeri. Sarà un caso che tutti quei cantoni se la passano meglio del Cantone Ticino?

Tocqueville l’aveva capito: la democrazia non è votare ogni tanto, ma controllare chi decide per noi. Questo potere va restituito ai ticinesi. E tolto dalle mani dei partiti.

Per questo, lanceremo un’iniziativa in Gran Consiglio per il maggioritario. Non è roba da politologi: è una cosa concreta che tocca la nostra vita, il futuro dei nostri figli.

Facciamo contare il voto, sul serio. Basta posti fissi per chi non se li merita, basta potere senza responsabilità. Vogliamo al governo cittadini che assumono un incarico per altri cittadini come loro, non burocrati che non rispondono a nessuno.