Negli scorsi giorni una Commissione d’inchiesta indipendente dell’Onu ha pubblicato un’analisi giuridica sulla condotta di Israele nella Striscia di Gaza alla luce della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, sottoscritta – inutile ricordarlo – anche dalla Svizzera. L’art. II della citata Convenzione definisce 5 atti che configurano, ognuno, il delitto di genocidio. Ebbene, le 72 pagine del rapporto appurano che le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso e stanno commettendo un genocidio a Gaza (p. 71) attraverso ben 4 dei 5 atti definiti.
La Commissione d’inchiesta esprime poi delle considerazioni su tutti gli Stati terzi aderenti alla Convenzione, scrivendo (p. 69): “Il dovere di prevenire e punire il genocidio si applica non solo allo Stato responsabile (Israele, ndr), ma anche a tutti gli Stati aderenti alla Convenzione sul genocidio, di fatto a tutti gli Stati sotto il diritto internazionale. […]. Persino in assenza di un esplicito ordine della Corte internazionale di Giustizia, tutti gli Stati hanno il dovere di accertare se una violazione alla Convenzione sul genocidio ha avuto luogo o potrebbe avere luogo e intraprendere i passi necessari per determinare i propri obblighi nel prevenire e punire tali atti” (traduzione dall’inglese nostra).
A conclusione del rapporto (p. 72) la Commissione d’inchiesta esprime delle raccomandazioni a tutte le parti. Per gli Stati terzi, come la Svizzera, si raccomanda la cessazione del commercio di armi verso Israele e l’applicazione di azioni, anche imponendo sanzioni, contro lo Stato di Israele e contro individui o aziende che in modo diretto o indiretto contribuiscono al genocidio.
L’11 settembre scorso si è votato in Consiglio nazionale su due mozioni: mozione Fivaz 24. 3350 (Verdi) e mozione Molina 25. 3560 (Ps). La prima chiedeva di sospendere fino alla fine del conflitto a Gaza ogni collaborazione militare con Israele. La seconda, formulava 5 richieste: 1. Esercitare tutta la propria influenza in politica estera per impedire che vengano commessi crimini gravissimi nella guerra di Gaza, per garantire l’accesso degli aiuti umanitari e ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi e prigionieri politici; 2. In base all’articolo 1 della legge sugli embarghi, adottare le sanzioni dell’Ue contro i coloni israeliani che hanno commesso violenze; 3. Analogamente all’Ue, introdurre un obbligo di etichettatura per i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani costruiti in Cisgiordania e sulle alture del Golan in violazione del diritto internazionale; 4. Sospendere immediatamente qualsiasi collaborazione militare con Israele e revocare tutte le autorizzazioni concesse secondo l’articolo 12 della legge sul materiale bellico nonché quelle relative ai beni a duplice impiego e ai beni militari speciali; 5. Sospendere l’accordo di libero scambio con Israele finché lo Stato ebraico non avrà adempiuto ‘erga omnes’ i propri obblighi internazionali, conformemente al parere della Corte internazionale di giustizia.
In sostanza, le richieste delle due mozioni riprendono quelle formulate dalla Commissione d’inchiesta Onu, che prevedono un obbligo anche per la Svizzera di prevenire e punire atti genocidari o che potrebbero essere tali. In barba a questi obblighi la nostra Camera del Popolo boccia la mozione Fivaz con 129 voti contro 64 (Protocollo di voto) e della mozione Molina accoglie solo il primo punto più declamatorio, mentre tutti gli altri più sanzionatori sono stati bocciati (Protocolli di voto).
Allora, arriviamo al punto, caro Fiorenzo e cari tutti, che ora attaccate Verdi del Ticino. Ciò che ha fatto la Camera del Popolo, non è forse “assumere un atteggiamento pilatesco”? È questa, l’espressione dell’“umanità coraggiosa” di chi agisce secondo coscienza? Di quale tipo di coscienza stiamo parlando. Di quella che preferisce dare 300 milioni di franchi allo Stato israeliano per l’acquisto di droni? Di quella che non vuole denunciare l’accordo di libero scambio con lo Stato di Israele pur di continuare a intrattenere con esso rapporti commerciali. Di quella degli uomini forti della nostra politica, che invece di sanzionare chi annienta esseri umani e sì, anche bambini inermi, attacca e minaccia di sanzioni chi ha osato mettere in luce espressamente il loro “coraggioso e umano” voto. Solo tu puoi usare fotografie di bambini maltrattati, tuonando allo scandalo e chiedendo di non girare la faccia dall’altra parte, ma di sanzionare il colpevole?
Ci puoi dire su cosa dovremmo essere uniti per difendere la causa delle vittime? Dovremmo essere uniti nel limitarci a fare niente e dire che solamente gli Stati Uniti possono fare qualcosa? È questo il modo di distinguersi degno e non passibile di alcuna denuncia?
Troppo facile, amici miei, prendersela con i Verdi e le Verdi per nascondere l’imbarazzo sulla complicità (o responsabilità, per gli animi più sensibili) del proprio gruppo parlamentare a Berna o del Consiglio federale di cui fate parte.