Domenica sera, l’informazione radio Rsi ha scelto come fatto più importante della giornata le elezioni cantonali nel Canton Soletta (a fine ’23, con tutta la sua popolazione – elettori e non –, contava per il 3,2% della Svizzera). Sono state raccontate così: l’Udc diventa il primo partito in parlamento (25 seggi; +4 su 100), “dopo ben 125 anni di dominio – se così possiamo definirlo – del partito liberale-radicale” (20 seggi; -2); il Centro arriva a 20 (invariato); si dicono solo le variazioni dei Socialisti (+1 su 21 seggi), dei Verdi (-1 su 9 seggi) e dei Verdi Liberali (-2 su 4 seggi); taciuto il solitario seggio degli Evangelici. La candidata Udc al governo è (solo) quarta, ma a lei “si (rileggiamo: si) guarda e si (rileggiamo: si) guarderà ancora con molta speranza”, grazie al “risultato straordinario” del partito al Legislativo e perché “da una prima proiezione era risultata seconda, quindi un buon punteggio (rileggiamo da ‘da una prima’ fino a ‘punteggio’)”.
La realtà non andata in onda? Hanno votato 35,5 elettori su 100! Urgerebbe quindi un serio ritorno all’informazione. Qui, il dato più importante: i protagonisti del giorno non sono i partiti, ma gli aventi diritto; di non votanti e votanti si dovrebbe sapere tutto il possibile (età, professione, luogo di abitazione...). Una riconversione probabile? No. Una redazione è gli occhiali che usa; una volta scelti, diventa una questione di look, e del proprio look in genere si va addirittura fieri.