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Netanyahu: guerra e potere oltre le inchieste

Netanyahu sembra trarre vantaggi personali significativi dal proseguimento della guerra, nonostante le inchieste giudiziarie che ne hanno svelato comportamenti discutibili. I processi a suo carico – Caso 1000 (regali di lusso in cambio di favori), Caso 2000 (accordi mediatici sospetti) e Caso 4000 (benefici regolatori in cambio di copertura favorevole) – evidenziano una rete di interessi che coinvolge anche sua moglie, Sara. Questi scandali non solo hanno danneggiato la sua immagine, ma hanno anche alimentato una profonda polarizzazione interna a Israele, dove la retorica nazionalista diventa uno strumento efficace per distrarre l’opinione pubblica.

Prolungando la guerra, Netanyahu utilizza la questione della sicurezza nazionale per consolidare il proprio potere. Presentandosi come un leader forte e determinato nella difesa dello Stato, riesce a distogliere l’attenzione dai suoi problemi giudiziari, rafforzando alleanze politiche e ottenendo una copertura mediatica favorevole. Questo meccanismo, per quanto controverso, gli garantisce benefici personali: una posizione politica più solida e un controllo mediatico che proteggono i suoi interessi economici e personali, a scapito della trasparenza e della responsabilità politica.

Questa doppia realtà – da un lato le accuse di corruzione, dall’altro la capacità di usare la guerra a proprio vantaggio – solleva interrogativi cruciali sul futuro della democrazia israeliana e sulla reale tutela dello Stato di diritto.