Viviamo un’era all’insegna della tecnologia più avanzata. Le nostre vite sono migliorate, ci sono offerte più opportunità di scelta, ci sono sempre più persone intelligenti, ma anche tanti sprovveduti e, purtroppo, una crescita esponenziale di analfabeti funzionali. Non sembrerebbe che la tecnologia risulti essere un incentivo per l’intelligenza, ma forse magari un acceleratore per favorirla in un qualche modo. Viviamo comodamente; la possibilità di fare acquisti online, davanti a un computer, ha reso l’uomo più sedentario e più incline a isolarsi. La pubblicità tiene incollato l’utente alla Tv come un nastro adesivo. Altre diavolerie fanno perdere solo tempo inutilmente. Tutto il mondo è un grande selfie truccato.
Non penso proprio che all’epoca l’uomo fosse meno avveduto o meno intelligente di quello attuale, ma tuttavia capace di affrontare le sfide del mondo in cui viveva. Le parole e il contatto diretto con i propri simili hanno cessato oggi di essere lo strumento di comunicazione privilegiato e ci facciamo sostituire dall’onnipresente smartphone e dal suo linguaggio “nudo e crudo”, che non riesce a esprimere al meglio vicinanza e affetti. L’uomo di oggi ha più di quello di ieri certamente, ma è anche divenuto più asociale, quasi un eremita, pur con tutta la sua intelligenza accumulata nel tempo. Vive da solo, fatica a mantenere una relazione stabile, lavora come un topo di laboratorio dalla mattina alla sera e pare che da nessuna parte riesca a trovare la felicità. L’intelligenza non avrebbe senso se non mirasse a un utile scopo ben preciso, ma tante e varie sono le ammiccanti “distrazioni di massa” e di un mercato di beni e consumi che lo impediscono. E, pertanto, in un batter d’occhio, ti ritrovi dietro l’uscio di casa, l’oggetto del desiderio.