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L’arrivo dello Stato Islamico in Siria

14 aprile 2025
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Dopo decenni di regime laico sotto Assad, la Siria rischia oggi una nuova e più insidiosa forma di tirannia: uno stato fondamentalista guidato dagli islamisti vincitori della “rivoluzione”, pronti a sostituire una dittatura con un’altra, fondata su repressione e intolleranza religiosa.

La caduta di Assad fu accolta con entusiasmo, ma il nuovo governo, guidato dall’ex leader di al-Qaeda Ahmed al-Sharaa (al-Julani), ha imposto la legge islamica, limitato i diritti delle donne e marginalizzato le minoranze religiose ed etniche, facendo temere un futuro ancora più cupo per la Siria. Le dichiarazioni pubbliche di al-Julani a favore della protezione delle minoranze e della creazione di uno Stato democratico appaiono come tentativi calcolati per placare le critiche internazionali, mentre in realtà procede nel costruire un regime teocratico autoritario.

Tuttavia, proprio queste dichiarazioni hanno provocato tensioni tra i suoi stessi sostenitori. Molti combattenti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) si sentono traditi: non hanno combattuto per instaurare un sistema democratico, ma per realizzare un progetto jihadista radicale. Nel frattempo, in varie zone della Siria sono comparsi cartelli neri con scritte come “Il secolarismo è blasfemia” e “La democrazia è paganesimo”, chiaro segno del crescente estremismo. Anche se lo Stato Islamico non è ancora riemerso apertamente, molti temono che ciò possa accadere presto, con modalità simili a quanto visto in Afghanistan con i Talebani.