Le nostre autorità si permettono di investire una quantità assurda di denaro e di energia per digitalizzare tutto e tutti. Nei vari ambiti professionali e sociali saremo presto sostituiti dai robot e dalla cosiddetta intelligenza artificiale. Potrà mai pensare al posto nostro? Sì, lo sta già facendo. Ogni volta che le chiediamo assistenza, accettiamo di buon grado la sua risposta e la sua risoluzione ai nostri problemi, dando per vero e giusto tutto ciò che ci propina, noi smettiamo di ragionare. Ma l’IA non è altro che un ammasso di informazioni e dati raccolti da chi glieli fornisce quotidianamente comunicando sui social. Chi non ne fa uso e non chiede la sua assistenza, non fornisce dati. Chiamiamoli dissidenti, sono coloro che non concordano con questo tipo di progresso autodistruttivo, gli unici non sostituibili dall’IA! Da coloro che hanno il coraggio di dire di no, l’IA non acquisisce dati e dunque può fornire un solo tipo di risposta, quella uniformata al pensiero unico e all’Agenda 2030. Per riuscire meglio nell’intento di standardizzarci, non soltanto nel pensare, si coinvolgono i bimbi già dalla scuola dell’infanzia: al pari della sessualizzazione, anche da noi è promossa la digitalizzazione precoce, con la motivazione che prima imparano a famigliarizzarsi con le nuove tecnologie, meno rischieranno più avanti di esserne esclusi, trascurando le teorie di Piaget sullo sviluppo cognitivo del bambino, secondo cui il bambino deve prima di tutto imparare a calarsi nella realtà, sperimentando situazioni di vita a contatto con la natura. Abbiamo il dovere di proteggere i bambini, tuteliamo la società del futuro, teniamoli lontani dalla realtà virtuale e dall’IA che intelligente non è. Permettiamo loro di trascorrere un’infanzia vera e soprattutto coi piedi per terra.