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La Lega, dalla nascita a oggi

Di recente, su questo giornale, l’ex consigliere di Stato Martinelli ha fatto una specie di istoriato della Lega. Costui è partito da molto lontano, da inizio Novecento, rievocando in sintesi la storia politico-partitica del Ticino. Nulla da eccepire sulla storia dei partiti storici, liberale, conservatore (come si chiamava allora) e in seconda battuta il Pst; partiti che si sono contesi, per oltre mezzo secolo, il potere politico e quello economico-finanziario del cantone. Ha accennato alle diverse fasi dell’evoluzione partitica degli attori in campo, quali il pateracchio tra conservatori e Pst, nonché l’intesa di sinistra tra liberali e Pst, quest’ultimo rappresentato dal sempiterno Guglielmo Canevascini. Il breve riassunto martinelliano riportato sopra non ha nessuna pretesa né di esattezza né di completezza, da parte mia, ma vuole solo accennare allo spirito di quel tempo. Ne seguirono, in rapida successione, nuovi scenari politici, quali la rivolta del Psa (Partito Socialista Autonomo) in seno al Pst (di cui anche Martinelli fu protagonista), e successivamente Psu. Di queste frange si son perse le tracce. Ed ecco irrompere sulla scena un nuovo movimento, la Lega dei ticinesi, lanciata da Nano Bignasca e Flavio Maspoli, a immagine della Lega lombarda, fondata da Bossi. Inizialmente fu una cosa folcloristica, popolareggiante, con iniziative plateali, reboanti e provocatorie. A sostegno di ciò, ricordo d’aver udito Maspoli dire “quale sarà il seguito de sta storia ci saremo divertiti un mondo”. Non starò qui a elencare le bravate iniziali della Lega, perché son troppe e note ai più, anche se il tempo le sta inesorabilmente sbiadendo. Ritornando a Martinelli, egli elenca i diversi motivi diciamo istituzionali e ideologici che hanno dato origine alla Lega. Io dico invece che è stato un semplice capriccio professionale di Bignasca, il quale, siccome titolare di una ditta del ramo edilizio, si sentiva discriminato negli appalti pubblici, rimproverando alle sedicenti “grandi famiglie” di pilotarne l’assegnazione. Sta di fatto che il movimento, grazie soprattutto agli interventi pubblici un po’ goliardici e retorici del Nano, ebbe da subito un seguito considerevole, specie tra i giovani, sensibili ai cambiamenti e alla protesta, slogan fondanti della Lega. Ma pure persone politicamente attive in altri partiti, deluse per non riuscire ad accedere alle cariche pubbliche, cui aspiravano, aderirono al nuovo movimento. Il risultato fu, allora e in seguito, che la Lega risulta essere una mescolanza di gente, senza un credo politico storico comune.