Le iniziative del nostro governo così attento nel sottoscrivere quell’economia e quella ridistribuzione della ricchezza sempre più a senso unico, fautore di quella politica di sgravi così poco democratici, dipendente da quella volontà disarmante e contagiosa di investire miliardi in armamenti, impegnato a difendere quella negazione della neutralità in maniera sempre più evidente e sempre più servile, simpatizzante di quell’ipocrita consuetudine di dividere l’umanità in amici e nemici… portano anche molti cittadini attori non protagonisti a ingrossare la turba degli indifferenti che riescono, se non a negare, almeno ad accettare come danno collaterale il genocidio a Gaza.
“… Silenzio; la paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l’esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida”.
“Vivono meglio di noi” aveva sempre detto; “noi abbiamo maggiore sensibilità e più grande intelligenza e perciò soffriamo più di loro… (da Gli indifferenti di Alberto Moravia)”.
La politica e il silenzio dei nostri politici suonano incontestabilmente come un’esortazione a non sentire, non vedere, non parlare: la miglior cura per evitare assunzione di responsabilità che viene ipocritamente tradotta in neutralità.
Ma l’indifferenza non si combatte con l’indifferenza, così come non si può asciugare l’acqua con l’acqua, o eliminare la violenza con la violenza.
“A fa brütt vidèe i pagn bròsg sor ra gòrda” che in dialetto biaschese suggerisce che non è bella cosa esporre i propri scheletri ma, aggiungerei che “rä merevèia la va a ca sóa” che ci ricorda che niente dovrebbe ancora stupirci.