Esprimere il dissenso non è più sufficiente. Ha ragione Roberto Antonini (Le parole – e i silenzi – per dirlo) su questo giornale il 21 maggio, ma ancor di più mi preme denunciare le complicità. Perché non potremo dire che non sapevamo. Il massacro di donne e bambini è avvenuto e avviene in diretta Tv con il silenzio del Consiglio federale. Il quale, invece, avrebbe dovuto esigere, verificare, controllare il rispetto delle convenzioni di Ginevra, che nella striscia di Gaza e in Cisgiordania sono state calpestate come non mai. Silenzio. Vi ricordate il ministro degli esteri battagliero, contro le atrocità commesse dall’Armata russa in Ucraina? Netanyahu e il suo esercito hanno commesso più crimini, ammazzato più bambini e donne in modo ancor più atroce e brutale. Silenzio. Un anno passa e chi si azzarda a dir qualcosa vien tacciato di antisemitismo. E poi ancora massacri e ancora silenzi. Dopo l’ennesima inumana offensiva militare contro quello che resta della popolazione civile di Gaza, affamata e allo stremo, la comunità internazionale esce dal torpore. L’Ue alza la voce, esige il rispetto dei diritti umani; molti governi si indignano, la Spagna, la Slovenia, l’Irlanda in prima fila. È troppo tardi. Ora, il silenzio della Svizzera equivale a una dichiarazione di complicità. Con il premier israeliano, che ha innescato e poi prolungato a dismisura questa ingiustificabile barbarie, confermando i peggiori timori di un vero e proprio genocidio pianificato.