Il Papa non ha voce in capitolo poiché “l’islamizzazione” dell’Europa risulta da accordi internazionali. Il giornalista Alain Wagner spiega che nel 1973 dopo la sconfitta araba nella Guerra del Kippur, questi, per ripicca, imposero il blocco del petrolio ai paesi amici di Israele. Seguirono trattative con l’Organizzazione della Cooperazione Islamica (paragonabile all’Onu – secondo Wikipedia) tra cui la richiesta da parte degli Europei di mano d’opera maghrebina. Le condizioni dell’Oci furono: parità completa di diritti degli immigrati musulmani in Europa con gli autoctoni e garanzia di libera pratica delle tradizioni islamiche, feste, centri culturali, moschee ecc. nonché l’introduzione di “un narrativo filo-islamico” in Europa. Non a caso certi politici dichiarano che “l’islam fa parte della Storia europea”. Significa la non-assimilazione e la libera espansione dell’islam in Europa – esplicitato in “Stratégie de l’Action Islamique Culturelle à l’extérieur du Monde islamique” dell’Isesco del 2009. Sono trattati ufficiali sanciti dai Protocolli di Barcellona, Strasburgo, Marrakech ecc.
L’islam in Europa non è un’infiltrazione subdola, è frutto di accordi firmati da governi Ue. Già nel 1968 il re Baldovino del Belgio ha regalato il Padiglione Orientale al re dell’Arabia Saudita per farne una moschea di fronte alla sede dell’Ue. Più la Svizzera si sottomette all’Ue, più si sottomette ai trattati firmati dall’Ue. Siccome le Direttive Ue prevalgono sulle leggi nazionali, i “stop-islam, burqa, minareti” & Co potrebbero diventare contrari al diritto Ue. L’islam in Europa è un fatto, con giovani personalità intellettuali notevoli. Per il futuro, la sfida comune è il restauro dell’eccellenza europea, a iniziare dalla scuola.