Da anni viene imposta dall’alto la cosiddetta “democrazia partecipativa”. È questa un’espressione squisitamente orwelliana, perché non è il popolo a partecipare, bensì tutti gli altri: organizzazioni e gruppi di interesse, persone solitamente non elette, che discutono e si accordano tra loro. Il popolo è invece escluso.
Questo modello di “democrazia” viene imposto a tutti i livelli; gli esempi abbondano. Pensiamo all’Oms dove l’Assemblea mondiale (Wha) non vota più per alzata di mano perché è il presidente a stabilire, da solo, l’esito della “votazione”. Pensiamo alla cena del 21.5.2025 dove Von der Leyen, 14 commissari e il capogruppo del maggior partito europeo hanno incontrato l’industria “della difesa” tedesca, francese e inglese. Pensiamo agli sms (cancellati) della Von der Leyen a Bourla per comperare vaccini per 35 miliardi di euro, ai contratti segreti del Consiglio federale con le ditte farmaceutiche, o alle leggi che sforna l’Assemblea federale uguali a quelle appena bocciate in votazione popolare, giù giù fino alle scelte comunali.
Il nodo intermodale di Locarno non fa eccezione: i cittadini hanno chiesto in tutti i modi per sei anni di discutere con le autorità del progetto: invano. Le autorità e ditte pubbliche hanno deciso e poi tutto, grazie a qualche stratagemma tra cui un ricorso in sospeso, è rimasto immutato. E già questo è un motivo per votare No il 15.6.
Vi sono poi tutti gli altri motivi, illustrati dal Comitato Salva Viale Cattori. Siamo tutti d’accordo che occorra sistemare la stazione, ma quella proposta non è né l’unica né la migliore soluzione possibile.
Quindi in ogni caso andiamo a votare e a dire ciò che vogliamo, perché i politici troppo volentieri dimenticano chi è il sovrano e le decisioni che gli spettano.