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Tra quindici anni

Quali saranno i ricordi di quest’uomo, sopravvissuto da bambino a Gaza? In principio ci saranno i ricordi lieti. La sua casa, i pranzi con i genitori, il gioco con i fratelli e i coetanei per le strade. Ore felici anche se la vita non era così rosea. Poi hanno il sopravvento quelli brutti. La casa che non c’era più. I genitori che con essa sono rimasti sotto grossi blocchi di cemento e mai ritrovati. I fratelli tutti morti, chi per la guerra chi per la fame. Dei coetanei non si sa in quanti sono sopravvissuti. Qual è il sentimento che prova? Rassegnazione? No. Quella si prova dopo un evento catastrofico, terremoti, uragani e altre forze della natura a cui l’uomo non può opporsi. E allora la domanda è: perché? Se fosse stato qualcosa di inevitabile si potrebbe essere d’accordo sulla rassegnazione. Ma qui di risposte a sostegno di questa non ce ne sono. E allora arriva il secondo sentimento: la rabbia. Rabbia per non aver saputo opporsi, per non aver ricevuto aiuti da chi poteva darglieli, per non aver fermato questo massacro da parte di chi poteva farlo e anzi l’ha sostenuto o ha solo fatto “finta di niente”. E questa rabbia col tempo non sparisce ma si trasforma nella sua altra forma, più pericolosa. L’odio! Che non è limitato alla causa principale ma è esteso a tutti. L’odio per il Mondo. E, prima o dopo, senza freni, si manifesterà in modo tragico per lui e per gli altri.