“La volpe che predica la pace scava una buca di notte”. Un proverbio polacco che svela l’ipocrisia delle grandi potenze.
In Siria, mentre milioni di affamati, sfollati e senzatetto chiedono aiuto, le grandi potenze continuano a sbandierare slogan di pace, giustizia e diritti umani. Ma la verità, che tutti conoscono e pochi osano dire, è un’altra: i “paladini della pace” sono spesso gli stessi che alimentano i conflitti, insediano tiranni e seminano distruzione dietro le quinte.
I Paesi occidentali, con il pretesto di sostenere il popolo siriano, puntano a trattare con il governo terroristico di Al-Jolani, offrendogli una legittimità internazionale utile solo a liberarsi di qualche migliaio di rifugiati siriani.
La corsa a Damasco per incontrare Al-Jolani e i suoi uomini è un tentativo di normalizzare un governo nato e cresciuto sul sangue degli innocenti. I massacri di alawiti e drusi ne sono la prova: chi guida oggi continuerà a farlo con la stessa brutalità di sempre.
Come può l’Occidente dichiararsi portatore di pace mentre esporta armi? Come possono le grandi potenze piangere le vittime, quando sono loro a fornire i missili agli assassini? Come può il capitalismo invocare i diritti umani, quando è lo stesso sistema che impoverisce i popoli e depreda le loro risorse in nome degli “investimenti”?
Facciamo attenzione: le belle parole non sfamano chi ha fame, non proteggono un bambino dai bombardamenti, non impediscono a una barca di affondare.
La pace non nasce nelle conferenze, ma si misura nei fatti.
E a chi predica, diciamolo chiaro: non siamo stupidi. Vediamo la buca. E sappiamo chi l’ha scavata.