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Un grido contro l’indifferenza

16 agosto 2025
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In un mondo dove l’arroganza viene spesso scambiata per leadership, dove la brutalità diventa linguaggio politico e la distruzione una strategia geopolitica, qualcuno – fuori dai riflettori, lontano dai palazzi – lancia un grido: “Basta”.

Un “trampen”, come lo si definirebbe in certi dialetti nostrani – il classico spaccone, il dominatore, il bullo da bar – persino lui sarebbe sopportabile, se almeno stesse dalla parte di chi soffre, dei piccoli, degli ultimi, dei disarmati. Ma non è così. E a pagare il prezzo di questa crudeltà travestita da potere, sono sempre gli stessi: i popoli. Gaza, Ucraina, Sudan, Yemen, Congo, Haiti… Nomi diversi, stesso copione: bambini sotto le macerie, madri che piangono, padri che non tornano, futuri bruciati per sempre. Cosa c’è dietro? “La gloria di quale demente?” – si domanda chi non riesce più a restare spettatore.

Questo non è un editoriale. È una preghiera laica. Un’invocazione profonda, viscerale, che nasce da un dolore senza bandiere e senza partiti. È la voce di chi non conta nulla nei salotti buoni, ma ha ancora un cuore che pulsa, un’anima che grida, e occhi che non vogliono chiudersi. “Se il mio sordido grido potesse innescare un’onda tanto lunga da far vibrare la terra intera…”.

Allora, forse, questa piccola speranza – che ancora abita in qualche angolo remoto del nostro spirito – potrebbe tornare a vivere. Potrebbe ricucire ciò che è stato strappato, dissetare ciò che è stato arso, illuminare ciò che l’odio ha oscurato. Vorremmo un mondo giusto. Non perfetto, solo giusto. Un mondo dove la giustizia non sia una chimera, ma un orizzonte da raggiungere insieme. Vorremmo che l’eco del dolore smettesse di viaggiare da un conflitto all’altro, che il martirio degli innocenti cessasse d’essere moneta di scambio. Vorremmo che le menti distorte, quelle capaci di massacri e disumanità, si spegnessero per sempre – o si risvegliassero, almeno, al peso delle loro azioni. Non c’è odio in queste parole, solo una fame immensa di umanità.

E finché anche un solo cuore continuerà a vibrare con questa intensità, forse, il mondo non sarà del tutto perduto.