Nel giorno del compleanno della nostra Confederazione, attendevamo riflessioni e festeggiamenti. Invece, ci svegliamo con la notizia sconcertante dei dazi Usa al 39%, tra i più alti al mondo. Un colpo duro e ingiustificato. Solo poco tempo fa, le trattative Svizzera-Usa condotte da Keller-Sutter promettevano collaborazione. Ora, quanto possiamo opporci a una figura così dominante?
Le dichiarazioni del presidente Usa, che definisce la Svizzera “ladra di 40 miliardi l’anno”, sono false e pericolose. Peggio ancora, la sua decisione unilaterale ha ignorato consiglieri e analisti, segnando una preoccupante deriva. Una flebile speranza resta nella capacità delle istituzioni svizzere di riportare equilibrio tentando e ritentando la strada della trattativa, seppure in questa posizione di dipendenza insolita. L’idea di rinunciare agli F-35 sarebbe in sé comprensibile, ma vistosamente insufficiente a bilanciare il danno.
Stiamo vivendo un momento senza precedenti, che ci toglie perfino il tempo di riflettere sulle nostre responsabilità. Di fronte a un potere esercitato con ignoranza abissale, possiamo solamente ricorrere alla resilienza, la stessa che ci ha salvati nel passato. Sapendo anche che forse oggi non basta. Rimane però la speranza che la nostra classe politica sia davvero all’altezza dei valori svizzeri. È una speranza molto fragile, ma è tutto ciò che ci resta.