La natura umana a tutt’oggi non è ancora capita del tutto, o diciamo che è capita come le varie scienze, dall’antropologia alla neurologia, finora raccontano con tesi infinite e sempre più raffinate. Il nostro registro interpretativo dal tempo di Erasmo da Rotterdam che è il Cinquecento si è arricchito di esperienze della storicità, per di più della follia le scienze psicologiche hanno costruito il loro orto. Ebbene il personaggio esce dagli schemi e rileva la follia spontanea degli uomini; lui non reputa folle sé stesso e nemmeno il compare Tommaso Moro. Naturalmente il clima culturale è integrato dalla teologia che posa sulle anime con i relativi comandamenti. La follia c’è nei bambini, nei vecchi che ridiventano bambini e nelle donne. Ma un po’ di follia c’è in ognuno “perché quasi tutti gli uomini sono matti”. Noi la chiameremmo soggettività creativa. C’è allora chi ride e sta a motteggiare, chi è “divorato dalla smania di fabbricare”, chi crede in “favole e frottole ridicole”. Quindi la follia come rimedio e la saviezza piuttosto come veleno.
Dopo il lancio del cogito cartesiano la ragione ha fatto il suo corso e si è alquanto rinforzata. Più tardi Foucault ha scritto la storia della follia secondo il paradigma panottico che ha istituito la società moderna. Follia dunque contenuta, castigata, impedita. La soggettività sembra andata diminuendo nella consuetudine delle relazioni sociali in ambito individuale e collettivo. Per Habermas la creatività soggettiva può solo esserci tentando una via nell’arte o rifugiandosi nella malattia mentale.
Cambia invece del tutto il concetto pensando all’Occidente – qui il maestro è Emanuele Severino. Per lui, coagulato l’eccesso del pensiero sul senso greco della cosa, le cose come equilibrio provvisorio vengono prodotte e distrutte con una radicalità che diventa follia. La metafisica occidentale si sviluppa come fisica: essa è una fisica. È inevitabile che ne è derivato il fenomeno della tecnica, il suo sviluppo autonomo tendente al continuo auto-potenziamento. Gli uomini hanno viepiù cercato di cambiare il mondo disattendendo le sue leggi. Severino: “La filosofia contemporanea è completamente solidale con la scienza moderna e con la civiltà della tecnica”. Ma la tecnica ci porta disgraziatamente al bordo della follia: “La tecnica – l’ultimo Dio – ricrea il mondo e ha la possibilità di annientarlo”. Gli esiti presenti sono il nichilismo e l’alienazione. Il primo è il divenire voluto dall’uomo che fa e disfa cambiando le cose. La seconda è l’essere in disparte dalle scelte tecniche che comporterebbero la padronanza su di esse. È definita alienazione essenziale, in quanto è “la più radicale e più ignota in cui possa trovarsi gettata l’essenza umana”.
Mi intriga un pensiero di Jean Baudrillard: “È lecito chiedersi se la missione di qualsiasi comunità vivente, microbica o umana, non sia la distruzione sistematica del mondo che abita, sia che si tratti di un individuo umano, sia che si tratti dell’intero universo”.