laR+ IL COMMENTO

La bambina che non voleva baci

Non era chiusa, non era introversa, non era lunatica, né imbronciata. Aveva semplicemente deciso che non ne voleva

In sintesi:
  • Non è mai stata abusata, violentata, stuprata. È stata fortunata.
  • La storia di una donna può essere costellata di attenzioni non richieste che, con i debiti distinguo, possono segnare il suo cammino.
(© Depositphotos)
8 marzo 2025
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Questa è la storia della bambina che non voleva baci. Non era chiusa, non era introversa, non era lunatica, né imbronciata. Aveva semplicemente deciso che non ne voleva.

La bambina, su per giù aveva cinque anni, era a casa dei suoi nonni che avevano in visita dei cugini alla lontana, a tal punto che non ci si rammentava nemmeno più quali fossero i fili della parentela. Uno di quei signori, per salutarla, le ha dato un bacio a stampo. Non si erano mai visti prima e lei ci è rimasta molto male e ancora oggi ricorda con fastidio il pizzicore dei baffi in stile Magnum P.I. sulle labbra. E poi, nemmeno sua madre e suo padre l’avevano mai baciata sulla bocca.

La bambina, su per giù aveva otto anni, stava andando a piedi dal pescivendolo non lontano da casa, indossava una gonnellina color salmone, né lunga né corta. A un tratto, per la strada, un vecchio le ha sbarrato la via e – fissandole – le ha detto che aveva proprio un bel paio di gambe, chiedendole quindi se avesse il fidanzato. La bambina, spaventata, è tornata a casa di corsa piangendo e senza pesce. Da quel giorno e per molti anni non ha più messo una gonna, né corta né lunga.

La ragazzina, su per giù aveva dieci anni, è passata dalla vicina di casa per portarle qualcosa (non ricorda cosa), senza trovarla. In casa c’era il padre di quella vicina: un nonno di novant’anni che i bimbi erano stati abituati a salutare con un bacino sulla guancia. Con le mani ossute le ha preso la faccia e gliel’ha girata finché non è riuscito a darle un bacio sulle labbra con la sua bocca sdentata. In quella casa, da sola, non ci ha più messo piede.

L’adolescente, su per giù aveva dodici anni, era al ristorante con tutta quanta la famiglia, forse per festeggiare i lunghi anni di matrimonio dei suoi nonni (gli altri), ma poteva anche essere un’altra occasione; non ricorda. Stava in piedi accanto alla tavolata e uno degli zii le ha toccato un seno (nulla più di un conicino appena abbozzato), prendendola in giro, dicendole che insomma si stava facendo grande. Da quel momento, la ragazzina non ha più voluto né crescere, né vedere il suo corpo cambiare e così ha cominciato a mangiare troppo, per appiattirsi.

La ragazza fuorisede, su per giù aveva diciannove anni, un sabato sera è uscita con gli amici, trascorrendo tutto il tempo con loro. Si era decisa a rientrare presto e così, da sola, è andata a prendere il bus. Lungo la strada si è accorta che qualcuno la seguiva. Salita sull’autobus, è stata raggiunta da un tizio che ha iniziato a farle troppe domande: l’aveva vista nel locale, voleva sapere chi fosse, con chi stesse, cosa le piacesse, dove andasse, avvicinandosi sempre di più, allungando le mani. La ragazza si è inventata un’altra identità, cercando di schivare, a ogni parola, quell’interesse ingombrante. Arrivata a destinazione, è scesa in fretta dal bus allungando il passo verso casa, guardandosi alle spalle. Si è spaventata, ma ancora di più si è sentita stupida, perché, ingenuamente, era scesa proprio alla sua fermata e il tizio a quel punto sapeva dove abitava.

Questa è la normale storia di una bambina, di un’adolescente, di una ragazza, di una donna che non è mai stata abusata, violentata, stuprata. È stata fortunata. E a ben vedere, le cose sono sempre andate così e così andranno sempre. Le bambine è meglio che lo sappiano.