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Musk-Trump: le due facce del capitalismo

Miliardari figli di milionari: uno dall’approccio global-finanziario, l'altro nazional-consociativo. Si somigliano, ma non sono la stessa cosa

In sintesi:
  • La prospettiva del potere ha riunito sotto il cappellino MAGA forze e interessi diversi, opposti, per molti versi inconciliabili
  • Due personalità larger than life, perfette per incarnare l'ormai celebre meme dei due Spider-Man che si accusano
Premiata ditta XL Bully&Muskolini
(Keystone)
10 aprile 2025
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Sarebbe facile mettere in caricatura i crescenti contrasti tra Donald Trump ed Elon Musk attraverso il famoso meme dei due Spider-Man che si indicano a vicenda, accusandosi l’un l’altro di impostura. Due miliardari figli di milionari, apostati delle élite progressiste urbane delle due coste, reazionari si direbbe più per la sorgiva – sebbene mascherata – sfiducia nel genere umano tipica dei narcisisti che per vocazione politica particolarmente ardente o strutturata. Come i due Spider-Man del meme, Musk e Trump possono apparire goffamente mascherati, sospettosi, litigiosi e fondamentalmente indistinguibili.

Eppure le differenze ci sono, e non è un caso che siano emerse su un tema come quello dei dazi, che nella storia del capitalismo prima ancora che tecnico è esistenziale.


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Spidermeme

Come è noto, dopo il surreale annuncio del presidente delle nuove tariffe imposte ai beni di mezzo mondo (al momento sospese per 90 giorni), calcolate pare con l’intelligenza artificiale come fanno gli studenti somari coi compiti di algebra, il suo (ex?) sodale ha twittato la cosiddetta “parabola della matita” di Milton Friedman (dal “vendimi questa penna” di “Wolf of Wall Street” in giù, la destra liberista ha una strana fissazione per la cartoleria, che un giorno o l’altro andrà pur indagata). Un colpo basso, perché la scuola di Chicago da quelle parti è vangelo, e farne uso di parte equivale a un tentativo di scomunica.

Insolitamente composta la reazione di Trump, meno quella del suo Rasputin, Peter Navarro, che da tempo battibecca con Musk e stavolta lo ha definito “assemblatore di auto”, laddove l’insulto, non semplicissimo da cogliere per chi non abbia familiarità con la catena del valore internazionale, parrebbe risiedere nella distinzione semantica tra “assemblare” e “costruire”.

Eccoci al punto: Trump, per ragioni anagrafiche e anche autobiografiche (ricordiamoci che è nato come immobiliarista) resta convinto che il capitalismo americano per prosperare e competere (e farsi “baciare il culo” dal resto del mondo, come da recenti esternazioni) debba costruire qualcosa, mentre a uno stregone del capitalismo 2.0 come Musk una simile visione deve apparire primitiva e feticista quanto l’idea che gli dèi abitassero fisicamente sul Monte Olimpo e ogni tanto incontrassero un mortale durante la passeggiata doveva apparirlo ai primi cristiani.


“Entrate, andiamo a schiantare l’economia”

I due – insomma – incarnano due versioni diverse, sebbene entrambe selvagge e allergiche a interventi redistributivi dello Stato, del liberismo. Trump un capitalismo nazionale, per certi versi consociativo, materiale, dove i mercati finanziari dettano legge, ma conservando un nesso di significato con la struttura economica e produttiva, Musk il capitalismo globale finanziario di oggi, fondamentalmente immateriale, o forse addirittura quella fase successiva, estrattiva, quel suicidio del capitalismo controllato dalle élite globali che Yanis Varoufakis nel suo ultimo libro chiama “tecnofeudalesimo”. Con una battutaccia si potrebbe affermare, si parva licet, che nelle divergenze tra Trump e Musk riverberino in qualche modo quelle di un secolo fa, sul fronte opposto, tra Stalin e Trotsky: comune fervore ideologico ma diversissimi orizzonti di tempo, di spazio e anche di immaginazione.


Keystone
“Trump aveva ragione su tutto”. O forse no

Siamo a un nodo ben più significativo del semplice dualismo tra due personalità larger than life: la prospettiva del potere ha riunito sotto il cappellino MAGA forze e interessi diversi, opposti, per molti versi inconciliabili. E come spesso accade con le rivoluzioni, la vera lotta politica non precede, ma segue alla vittoria.